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Diritto all’oblio non obbligatorio per i motori di ricerca

Ha dato ragione a Google la Corte di giustizia Ue, secondo cui i motori di ricerca potrebbero accogliere o meno una richiesta di “diritto all’oblio” da parte di un utente, poiché non obbligati ad applicarla interamente. Salvo alcune eccezioni previste dalla Ue, però, i gestori dei motori di ricerca hanno il divieto di trattare determinati dati personali sensibili. Nel Diritto, per diritto all’oblio s’intende una particolare forma di garanzia che prevede la non diffusione, senza particolari motivi, di precedenti pregiudizievoli dell’onore di una persona, principalmente i precedenti giudiziari di una persona. Il Garante per la privacy, Antonello Soro, ha così commentato: «Leggeremo le motivazioni della decisione della Corte di Giustizia, che però ha sicuramente un impatto rilevante sulla piena effettività del diritto all’oblio. In un mondo strutturalmente interconnesso e in una realtà immateriale quale quella della rete, la barriera territoriale appare sempre più anacronistica». Peter Fleischer, Senior Privacy Counsel di Google, ha affermato: «Dal 2014 ci siamo impegnati per implementare il diritto all’oblio in Europa e per trovare un punto di equilibrio tra il diritto di accesso all’informazione e la privacy. È bello vedere che la Corte ha condiviso le nostre argomentazioni; siamo grati alle organizzazioni indipendenti per i diritti umani, alle associazioni del mondo dell’informazione e alle molte altre associazioni in tutto il mondo che hanno presentato le loro opinioni alla Corte».

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