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Thissenkrupp, in carcere i due manager tedeschi condannati

TORINO. Finalmente… La bilancia della giustizia si era bloccata da quel maledetto giorno del 2007 quando 7 operai persero la vita, fra atroci sofferenze a poco tempo uno dall’altro, nell’incendio svuluppatosi in un’ala dello stabilimento Thyssenkrupp di corso Regione. Si aprono le porte del carcere per gli ultimi due condannati nel processo Thyssenkrupp. Un tribunale tedesco ha respinto il ricorso di Harald Espenhahn e Gerald Priegnitz, i manager della multinazionale dell’acciaio riconosciuti responsabili in via definitiva per il rogo che nel 2007, a Torino, uccise 7 operai.

Antonio Schiavone, 36 anni, deceduto il 6 dicembre 2007, nel luogo dell’incidente

Angelo Laurino, 43 anni, deceduto l’8 dicembre 2007

Roberto Scola, 32 anni, deceduto l’8 dicembre 2007

Bruno Santino, 26 anni, deceduto il 9 dicembre 2007

Rocco Marzo, 54 anni, deceduto il 16 dicembre 2007

Rosario Rodinò, 26 anni, deceduto il 19 dicembre 2007

Giuseppe Demasi, 26 anni, deceduto il 30 dicembre 2007

Agli imputati, dopo l’ultima sentenza della Cassazione, furono inflitti rispettivamente 9 anni e 8 mesi e 6 anni e 10 mesi. E’ stato fondamentale che il Tribunale regionale superiore di Hamm in Germania abbia respinto il ricorso dei due manager di Thyssenkrupp, già condannati in Italia, e che ora sconteranno 5 anni di carcere in Germania: lo rende noto il tribunale del Nord Reno Westfalia. In precedenza il tribunale di Essen aveva dichiarato esecutive le pene italiane ma le aveva adeguate al diritto tedesco, che in questi casi prevede una detenzione massima di 5 anni. I manager, accusati di omicidio colposo e incendio doloso per negligenza, avevano fatto ricorso, ma l’istanza oggi è stata respinta.  “Era una ferita da rimarginare – commenta Raffaele Guariniello, pm del caso Thyssen – La pronuncia dei magistrati di Hamm conferma che il processo Thyssenkrupp fu un processo giusto”. Ancora comprensibilmente incredula Graziella Rodinò “E’ una notizia che alimenta la speranza di giustizia, ma troppe volte sono riusciti a trovare il modo di non scontare la pena”, commenta Graziella Rodinò, mamma di Rosario, uno dei sette operai morti nel rogo. “Quando saranno dietro le sbarre, allora ci crederemo…”. In Germania ne sconteranno cinque, il massimo della pena prevista dall’ordinamento locale per reati di questo genere. “Il mio primo pensiero va ai familiari delle vittime che rivendicavano una risposta di giustizia. “A loro va il mio più forte abbraccio” è il messaggio del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. Una ferita che le famiglie, per Torino rimarrà comunque sempre aperata. Inguaribile ed indimenticabile come quella maledetta sera del 2007.

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