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Al Nord le maggiori “operazioni” sospette delle mafie

MILANO. Quando Giovanni Falcone diceva che la mafia uccide a Palermo ma investe a Milano, erano in pochi a crederci. Oggi, quelle profetiche parole rappresentano un’amara realtà. La mafia è penetrata a tal punto nel tessuto sociale e produttivo delle regioni più opulente del Nord Italia da partecipare alle più importanti attività economiche del territorio: dai centri commerciali all’edilizia, dalla ristorazione all’immobiliare, dai servizi ai trasporti. Intere province del Nord – secondo i dati più recenti diffusi dalle procure antimafia degli ultimi anni – sono “spartite” tra Cosa Nostra e ‘Ndrangheta. Il riciclaggio dei proventi illeciti si concentra al Nord. La potenza dell’impresa mafiosa è sempre più forte. È la traccia della relazione Dia del primo semestre 2018, pubblicata oggi, con un’analisi ancora più dettagliata del solito.

Le regioni del Nord primeggiano per la quantità di operazioni sospette delle mafie, con il 46,3%. Al Sud la percentuale è del 33,8% e al Centro del 18,7%. Secondo il documento, “il maggior numero di operazioni finanziarie sospette di ‘interesse istituzionale’, emerse con riferimento alle regioni del Nord, può essere indicativo di una mafia liquida che investe in questa parte del Paese in maniera occulta, utilizzando per i propri scopi criminali delle teste di legno. Una mafia latente che potrebbe, in prospettiva, manifestarsi con caratteri più evidenti”. Il maggior numero di operazioni finanziarie sospette riguardanti il nord Italia “può essere indicativo di una mafia liquida che investe in questa parte del paese in maniera occulta, utilizzando per i propri scopi criminali delle teste di legno. Una mafia latente che potrebbe, in prospettiva, manifestarsi con caratteri più evidenti”. E’ quanto emerge dall’ultima relazione della Dia, riferita al secondo semestre 2018. Sempre più spesso – si legge nel documento – si individuano soggetti esterni alle organizzazioni criminali, professionisti che “prestano la loro opera proprio per schermare e moltiplicare gli interessi economico-finanziari del gruppi criminali”. La Dia li definisce “facilitatori”, “artisti del riciclaggio”, capaci di gestire transazioni internazionali da località off shore, offrendo riservatezza e una vasta gamma di servizi finanziari. Queste nuove modalità d’intervento consentono ai mafiosi di radicarsi nelle altre regioni italiane e nel mondo, “legando i propri interessi con quelli della realtà economica locale”. “A fronte di uno scenario sicuramente complesso, la legislazione antimafia sembra scontare ancora i limiti legati alla competenza territoriale in cui vanno a radicarsi i procedimenti penali e di prevenzione. I fascicoli processuali tendono, infatti, ad essere attratti dai Distretti giudiziari in cui la consorteria mafiosa si è storicamente sviluppata. Conseguentemente vi è una limitata possibilità di perseguire l’azione illecita da parte dei Distretti del Centro-Nord, in cui oggi invece si manifestano con sempre maggior forza le attività economico-finanziarie delle mafie”. E’ quanto si legge nell’ultima relazione della Dia, riferita al secondo semestre 2018.

Che il Nord Italia fosse ormai da tempo terra di conquista delle mafie e che nessun territorio possa ritenersi immune è stato evidenziato dalla relazione della Commissione parlamentare Antimafia. Nella documento si legge infatti che la penetrazione mafiosa è “un movimento profondo e uniforme che interessa la maggioranza delle provincie settentrionali, con una particolare intensità in Lombardia. (…) La colonizzazione ‘ndranghetista si è affermata a macchia di leopardo con una particolare predilezione per i comuni minori” perché “una volta conquistati, i piccoli centri svolgono una funzione di capisaldi strategici distribuiti sul territorio”. Inoltre, “la presenza dei clan nel tessuto produttivo trae vantaggi sia dalle fasi di espansione che da quelle di recessione economica” e “non c’è settore, dalle costruzioni al turismo, dal commercio alla ristorazione, dal gioco d’azzardo legale allo sport, in cui le imprese mafiose non abbiano investito”.

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