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ArcelorMittal: l’incontro a Palazzo Chigi, le denunce e le proteste

TARANTO. “Il più grosso errore della questione Ilva sta nel fatto che di ciò se ne occupa la politica quando il tutto riconduce a competenze prettamente amministrative tra privato, enti locali e ministeri. La legge interviene quando saltano queste regole amministrative. La politica è intervenuta quando è entrata in gioco la legge per una giustizia ambientale e sociale. Il senso è: siamo nelle mani degli aguzzini con la camicia bianca e la cravatta blu. Io so solo che tutto va, ma non va”. Questo ha postato sulla sua pagina Facebook l’attivista, e giornalista, Luciano Manna, regista del film “Nel girone dei dannati”, che uscirà tra gennaio e febbraio 2020, e racconterà il primo anno di gestione di ArcelorMittal.

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Intanto, il primo vertice a Palazzo Chigi sul futuro dell’ex Ilva di Taranto e di tutto il gruppo dell’acciaio che in Italia occupa migliaia di famiglie, a ridosso della ritirata del gruppo ArcelorMittal, si terrà questa mattina, 6 novembre, mentre a Taranto i lavoratori protestano. La nota stampa di ArcelorMittal, con cui s’informava della decisione della risoluzione dell’accordo per il contratto di locazione e il successivo acquisto condizionato dell’attività di Ilva SpA e di alcune sue controllate (“Ilva”), chiuso il 31 ottobre 2018, riportava diverse comunicazioni, di seguito spiegate.

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ArcelorMittal – Ex Ilva. Foto Facebook Luciano Manna

L’Accordo stabilisce che, nel caso in cui una nuova legge influisca sul piano ambientale per l’impianto di Taranto in modo da compromettere materialmente la capacità di gestirlo o di attuare il suo piano industriale, la Società ha il diritto contrattuale di recedere dal Contratto. Con effetto dal 3 novembre 2019, il Parlamento italiano ha rimosso la protezione legale necessaria affinché la Società attui il proprio piano ambientale senza il rischio di responsabilità penale, giustificando così la comunicazione di recesso. Inoltre, le decisioni emesse dal tribunale penale di Taranto vincolano i Commissari straordinari di Ilva a completare determinate prescrizioni entro il 13 dicembre 2019 – un termine che gli stessi Commissari hanno ritenuto impossibili da rispettare – in caso contrario l’altoforno numero 2 verrà chiuso. Tali prescrizioni dovrebbero inoltre essere ragionevolmente e prudenzialmente applicate alle altre due altoforno dello stabilimento di Taranto. L’arresto renderebbe impossibile per la Società attuare il proprio piano industriale, gestire l’impianto di Taranto e, in generale, eseguire l’Accordo. Altri eventi gravi, indipendentemente dalla volontà della Società, hanno anche portato a una situazione di incertezza giuridica e operativa che ha ulteriormente compromesso in modo significativo la capacità di eseguire le operazioni necessarie presso Ilva e gestire lo stabilimento di Taranto. Tutte le circostanze citate autorizzano inoltre la Società a recedere dal Contratto ai sensi delle disposizioni e dei principi applicabili del Codice Civile. In conformità con il contenuto dell’Accordo, la Società ha chiesto ai Commissari straordinari di assumersi la responsabilità delle operazioni e dei dipendenti di Ilva entro 30 giorni dal ricevimento della comunicazione di recesso e risoluzione.

Simona Cocola

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Simona Cocola

Giornalista pubblicista torinese, ha iniziato a collaborare per la carta stampata nei primi anni dell'università, continuando a scrivere, fino a oggi, per diverse testate locali. Ha inoltre lavorato in una redazione televisiva, in uffici stampa, ha ideato una rubrica radiofonica, ed è autrice di due romanzi.

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