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ArcelorMittal offre un miliardo, ma il governo non ci sta

TARANTO. Dopo l’offerta risolutiva al governo di un miliardo di euro per lasciare gli stabilimenti ex Ilva entro aprile 2020, avvenuta attraverso una lettera, ArcelorMittal si è vista chiedere circa il doppio della somma offerta. Il governo propone, infatti, altri 850 milioni per le mancate manutenzioni di 350 milioni, e la penale per la risoluzione anticipata del contratto di 500 milioni. La cifra indicata da ArcelorMittal sarebbe composta da 500 milioni per lo svuotamento del magazzino, la fideiussione di 90 milioni intestata a favore dell’Ilva a garanzia del pagamento dei canoni di fitto (15 milioni al mese), la rinuncia agli investimenti ambientali finora sostenuti (altri 400 milioni).

fumi da arcelormittal
Foto Facebook Luciano Manna

Intanto il premier Conte e il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli lavorano per ridurre i licenziamenti, e puntare su una tecnologia pulita, a favore della salute di cittadini e contro l’inquinamento ambientale. Il costo di questo progetto è di oltre 3 miliardi di euro in quattro o cinque anni, e sono in agenda del governo diversi appuntamenti, anche con l’ad Lucia Morselli di ArcelorMittal. Spunta, inoltre, l’ipotesi dell’entrata della Cina, che si classifica tra i primi produttori al mondo dell’acciaio, nel caso gli indiani si defilassero dagli accordi. Tra botte e risposte, in mezzo continuano a trovarsi i cittadini di Taranto: “Stanotte diverse segnalazioni di bambini svegli per conati di vomito. ArcelorMittal Italia ha continuato ad avvelenare la città di Taranto con notevoli emissioni di gas H2S provenienti dai fumi di loppa di altoforno che non hanno nessuna captazione, così come quelle di benzo(a)pirene e benzene dalle cokerie. Se a breve non si muove la Procura ci muoviamo noi. Sul Governo non poniamo più nessuna speranza, tantomeno nell’onorevole fuffa. Decide Taranto. Adesso basta”, scrive sulla sua pagina Facebook l’attivista tarantino Luciano Manna.

Il vescovo di Taranto monsignor Filippo Santoro

Un’altra voce, autorevole, si è fatta sentire a Taranto, quella del vescovo della città, monsignor Filippo Santoro, che ricorda che il governo deve muoversi per la riduzione degli esuberi e per fare dell’ex Ilva una nuova azienda all’avanguardia nel settore ambientale, come commentato sulla pagina Facebook Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti. “Ancora una volta il Vescovo di Taranto entra a gamba tesa nella vicenda Ilva di Taranto, non per prendere le difese della parte debole di questa vertenza ma per difendere la multinazionale dell’acciaio che, secondo lui, deve rispettare l’accordo sindacale del 06 Settembre 2018. Poco importa se Mittal ha dimostrato finora di non rispettare niente e nessuno a partire dalla città che lo ospita, poco importa se la fabbrica continua ad uccidere dentro e fuori. Per il capo della chiesa tarantina la continuità produttiva deve essere garantita a qualunque costo. Perché solo chi è in malafede può affermare che l’impegno del Governo deve essere anche quello di fare di Taranto un’azienda all’avanguardia ambientale. Perché tutela dei posti di lavoro e dell’ambiente devono essere posti sullo stesso piano. Ci chiediamo se Filippo Santoro stia avendo una qualche crisi mistica e voglia, quindi, lasciare il suo incarico di vescovo e spogliarsi dall’abito talare per ricoprire qualche ruolo da funzionario sindacale o governativo. Non si spiegano altrimenti i suoi auspici circa ‘un contributo importante dello Stato a una cordata di imprese italiane’. Perché dovrebbe occuparsi di anime e non di corpi il monsignore e, a dirla tutta, farebbe meglio a cimentarsi ‘soltanto’ nell’alto suo compito perché della cura delle vite terrene non è evidentemente all’altezza. Ma a dirlo non siamo noi, sia chiaro a tutti, piuttosto parlano chiaro le funzioni funebri che si celebrano ogni giorno in questa città e ormai anche nei suoi dintorni”.

Simona Cocola

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Simona Cocola

Giornalista pubblicista torinese, ha iniziato a collaborare per la carta stampata nei primi anni dell'università, continuando a scrivere, fino a oggi, per diverse testate locali. Ha inoltre lavorato in una redazione televisiva, in uffici stampa, ha ideato una rubrica radiofonica, ed è autrice di due romanzi.

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