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Brexit, Johnson: “E’ un grande accordo per il Paese” ma c’è il fermo no del Dup

LONDRA. Ore frenetiche a Westminster in vista della seduta straordinaria di domani e del voto ad alto rischio sul nuovo accordo di divorzio dall’Ue raggiunto ieri in extremis, dopo una notte di trattative, dal premier conservatore Boris Johnson con Bruxelles. Dublino esprime soddisfazione e Johnson parla di “un grande accordo che ci restituirà il controllo del Paese”. Ma ora la partita si sposta a Westminster. Domani la prova dei Comuni, durante una seduta straordinaria. 

Contrari laburisti, nazionalisti scozzesi e unionisti nordirlandesi. Per il capo negoziatore dell’Ue, Michel Barnier, è possibile la ratifica entro il 31 ottobre. E il vice governatore dell’istituto centrale Dave Ramsden intanto avverte: un accordo ‘soft’ potrebbe indurre la Banca d’ Inghilterra a un rialzo dei tassi. Intanto, un ricorso legale è stato depositato oggi da alcuni attivisti pro Remain di fronte alla più alta corte della Scozia contro l’accordo sulla Brexit annunciato ieri. Secondo il ricorso, il deal violerebbe un emendamento introdotto di recente nella legislazione britannica che vieta all’Irlanda del Nord di far parte di un territorio doganale diverso rispetto a quello delle altre tre nazioni del Regno Unito (Inghilterra, Scozia e Galles). Il nodo non trascurabile degli Unionisti, o lealisti, irlandesi del Dup. Nonostante Johnson li abbia tentati con almeno due miliardi di sterline in investimenti in Irlanda del Nord, il Dup dunque non cede. Perché c’è in gioco tutta la storia loro e dell’Irlanda del Nord. In base alla bozza di accordo, Belfast rimarrebbe agganciata all’Ue per almeno altri dieci anni, con i repubblicani e i cattolici che potranno dire la loro sullo status quo. È chiaro che il Dup teme che questo sia solo il primo passo dell’abbandono di Londra e di una nuova, possibile riunificazione dell’Irlanda. C’è poi un altro problema grosso per il Dup. La bozza di accordo Brexit di Johnson prevede praticamente che il confine Irlanda-Irlanda del Nord venga idealmente spostato nel Mar d’Irlanda, cioè tra Belfast e la Gran Bretagna, affinché i controlli doganali e commerciali non comportino il ritorno della frontiera dei due Paesi, il che potrebbe provocare nuove pericolosissime tensioni tra cattolici e protestanti. Altro elemento che gli unionisti considerano inaccettabile perché li staccherebbe sempre di più dall’amata Londra. Il loro viceleader Nigel Dodds l’aveva detto “Non accetteremo mai una cosa del genere”.

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