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Cadavere mutilato e bruciato a Milano, fermati due colombiani

MILANO. Un’esecuzione in piena regola, sembra per futili motivi, dopo una lite durante una festa. Due uomini, uno di 38 e l’altro di 21 anni, sono stati fermati nell’ambito delle indagini sul cadavere mutilato e bruciato trovato sabato sera a Milano in un gabbiotto dei rifiuti alla Bovisasca. Sono due uomini di origine colombiana: un 38enne, che vive nella casa del delitto, è accusato di omicidio aggravato dalla crudeltà, l’altro di 21 anni di occultamento e vilipendio di cadavere. Quest’ultimo è stato bloccato dalla polizia nel pomeriggio mentre tentava di ritornare in Sudamerica.

Da quanto ha spiegato il pm Paolo Storari, alla vittima “è stata prima tagliata la gola, poi colpito con un’arma da taglio, successivamente con un’accetta gli hanno tagliato testa, gambe e piedi; quindi è stato messo in un trolley, portato fino ai cassonetti dell’immondizia e dato alle fiamme”. L’efferato delitto si sarebbe consumato dopo un litigio durante una festa in una casa nella zona “per motivi futili, per ruggini e vicende pregresse ancora da chiarire”, come ribadisce sempre il pm.

L’omicida abita a Milano da alcuni anni ed è stato fermato domenica pomeriggio mentre girovagava per il quartiere. Il complice, invece, è stato fermato all’aeroporto di Malpensa mentre tentava di salire su un volo per Madrid e ad li’ raggiungere la Colombia. Aveva comprato il biglietto poche ore prima.

La furia omicida si è scatenata sabato sera intorno alle 22, dopo una festa a poche centinaia di metri dal gabbiotto dei rifiuti di via Cascina dei Prati in cui e’ stato ritrovato il cadavere. Alla serata hanno partecipato poche persone e verso la fine è scoppiata una lite, secondo gli investigatori, “per motivi di poco conto e risalenti alla vita in Colombia” dei due fermati e della vittima, ha spiegato il pm Storari. Alcuni presenti avrebbero assistito all’omicidio. Grazie alle loro testimonianze e a quelle di un vicino che ha detto agli agenti di aver sentito delle urla e di aver visto poco dopo un gruppo di giovani che lavava la strada, è stato possibile risalire all’autore dell’omicidio in meno di 24 ore.

Gli investigatori sono riusciti a rilevare un’impronta digitale della vittima, che il fuoco ha risparmiato, ma non sono ancora risaliti alla sua identità perché nei database non è stata trovata alcuna corrispondenza. Nella casa del delitto, invece, hanno trovato l’accetta e il carrello usato per spostare la valigia ancora sporchi di sangue.

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Piero Abrate

Giornalista professionista dal 1990, in passato ha lavorato per quasi 20 anni nelle redazioni di Stampa Sera e La Stampa, dirigendo successivamente un mensile nazionale di auto e il quotidiano locale Torino Sera. È stato docente di giornalismo all’Università popolare di Torino.

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