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C’è un punto di svolta sulle indagini sui resti umani rinvenuti in quattro valigie

FIRENZE. L’impronta di un dito del cadavere dell’uomo i cui resti sono stati trovati, insieme a quelle di una donna, nelle valigie abbandonate, apparterrebbe a Shpetim Pasho, albanese, un uomo scomparso con la moglie nel 2015 in Toscana.

Tutti i punti rilevabili sull’impronta di un dito di un mano corrispondono alle impronte dattiloscopische di Shpetim Pasho. Il figlio della coppia, che le ultime ricostruzioni fanno ritenere al momento essere l’uomo e la donna di cui sono stati trovati i resti, risulta irreperibile dal 2016, dopo un’evasione. I resti trovati nella quarta valigia, forse appartenenti all’uomo scomparso, sono ora all’esame dei medici legali e vengono ricomposti con gli altri, in particolare con quelli della prima valigia ritrovata il pomeriggio dell’11 dicembre. In questa c’erano i resti, incompleti, di un uomo, mancavano le gambe. Le altre due valigie contenevano il corpo, anche questo sezionato, di una donna. Il figlio della coppia era in carcere per reati di droga poi, secondo quanto si apprende, venne messo ai domiciliari dalla fine di ottobre del 2016. Circa 15 giorni dopo evase dai domiciliari. L’uomo deve scontare ancora quattro anni di detenzione per condanne legate a reati di stupefacenti. Intanto lungo la superstrada è stata eseguita una ripulitura da sterpaglie, vegetazione spontanea, detriti, del terreno di pertinenza, per favorire ulteriori sopralluoghi. La pulizia interessa la striscia di terreno che non è curata, diversamente dai campi adiacenti, coltivati a orto e piantagioni seminative. Le tre valigie sono state trovate lungo quella striscia, situata sotto la massicciata della carreggiata, quasi sicuramente perché lanciate lì da bordo di un mezzo in transito sulla Fi-Pi-Li. Chi ha lanciato le valigie ha dovuto superare anche l’altezza, alcuni metri, delle barriere antirumore della superstrada.

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