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Dall’alluvione del Piave spuntano resti medievali: al via il recupero

BELLUNO. Frammenti di capitelli e colonne, antiche cerniere di metallo arrugginito, pezzi di mura che non appartengono al periodo contemporaneo, lo scudo in pietra con delle iniziali, “N” e “I”: la piena del Piave a Lambioi di fine ottobre scorso nel Bellunese ha riportato alla luce dei reperti antichi, scoperti per caso. Tanta distruzione in provincia, ma anche un piccolo “tesoro” storico che riporta indietro nei secoli, a quell’antico castello di epoca medievale che fu poi abbattuto definitivamente nei primi anni del 1800.

La scoperta è stata fatta da un giovane residente in zona, che era andato a verificare i danni provocati dalla piena del Piave, nell’area dove ha superato l’argine per almeno un chilometro, e nei dintorni di casa, anche per capire se ci fosse qualche problema alle strutture. Una ricognizione che alla fine ha portato ad una sorpresa. Quei massi non erano tondi e levigati come quelli di fiume. La potenza dell’acqua ha trascinato di tutto e anche prodotto una erosione sulle rive, scavando l’arenile. I pezzi, che si ipotizzano già di origine medievale, sarebbero stati disotterrati in questo modo dalla forza dell’acqua. Il loro recupero, all’altezza del “Parco fluviale” di Lambioi, è iniziato oggi e riguarderà 89 pietre che si ritiene facessero parte del castello e delle mura medievali della città di Belluno, distrutti nel 1804. Il materiale fu utilizzato pochi anni dopo per realizzare parte degli argini ed è stato riportato alla luce dell’ondata di piena del Piave dello scorso autunno.

Una volta risistemato l’alveo danneggiato a cura del Genio Civile, ha spiegato l’assessore comunale alla cultura di Belluno, Marco Perale, “le pietre recuperate verranno riposizionate nell’identico punto dove sono state ritrovate per creare un percorso storico-archeologico con appositi tabelloni e raccontare così la storia antica di Belluno”.

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Piero Abrate

Giornalista professionista dal 1990, in passato ha lavorato per quasi 20 anni nelle redazioni di Stampa Sera e La Stampa, dirigendo successivamente un mensile nazionale di auto e il quotidiano locale Torino Sera. È stato docente di giornalismo all’Università popolare di Torino.

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