• CRONACHE

Disinnesco di una bomba d’aereo, evacuazione a Battipaglia

BATTIPAGLIA. L’Italia è ancora in guerra ma non lo sa. Gli artificieri – quelli del Genio pionieri dell’Esercito e di altre forze militari – compiono ogni anno circa tremila interventi (una media di oltre otto al giorno) per disinnescare i residuati esplosivi di conflitti armati che hanno coinvolto il nostro territorio sessanta se non ottanta anni fa. Micidiali “ricordini” che ancora oggi rischiano di provocare feriti, mutilati e persino vittime in un Paese che della produzione di ordigni bellici ha fatto in passato uno dei suoi fiori all’occhiello industriale, ma che attualmente non appare a prima vista fra quelli più esposti al pericolo mine. Eppure solo nel corso della seconda guerra mondiale, Raf e Usaf sganciarono complessivamente sull’Italia un milione di bombe (per un totale di oltre 350 mila tonnellate di esplosivo).
Molti di quegli ordigni non deflagrarono completamente e una frazione consistente (stimata pari al 10 per cento) non esplose del tutto.

Nella migliore delle ipotesi, dunque, almeno una bomba su quattro è ancora da recuperare: qualcosa come 25 mila ordigni sull’intero territorio nazionale. Così è bastata la siccità dell’estate appena trascorsa per moltiplicare i ritrovamenti di residuati inesplosi sulle sponde dei bacini lacustri e sui greti dei fiumi italiani. Ma quasi quotidianamente le cronache riportano gli allerta delle prefetture per operazioni più o meno complesse di disinnesco: in alcuni casi con l’intervento della Protezione civile per l’evacuazione precauzionale anche di centinaia di migliaia di persone. Questa volta è toccata a Battipaglia questa, certo non gradevole esperienza, E’ infatti iniziato alle 5 in punto il piano di evacuazione allestito a Battipaglia (Salerno) per il disinnesco di un ordigno bellico risalente alle seconda guerra mondiale. Sono in totale 36.177 le persone (19.995 famiglie) che dovranno lasciare la propria abitazione. I mezzi della protezione civile regionale stanno passando al setaccio la zona rossa (estesa per un raggio di 1600 metri dal punto di ritrovamento della bomba), annunciando con gli altoparlanti che “l’evacuazione è in corso, i cittadini devono lasciare le abitazioni”. Le forze dell’ordine stanno presidiando i varchi di chiusura, impedendo l’accesso a chiunque. Decine di ambulanze di associazioni di volontariato stanno, invece, provvedendo a recuperare e trasportare nei centri di accoglienza i pazienti allettati. Nella struttura allestita in via Rosa Jemma sono arrivate – soprattutto con le navette allestite dal Comune di Battipaglia – centinaia di persone, tra cui diversi bambini. Il dirigente del Settore Tecnico ed Urbanistica del Comune tranquillizza tutti: “Questo aspetto è stato curato dal Prefetto e dal Questore, ma ero presente ai tavoli organizzativi, e posso assicurare che ci sarà un enorme spiegamento di forze di Polizia, provenienti non solo dalla Questura cittadina, ma anche dalle Questure di tutte le province di Salerno, che si occuperanno proprio di controllare lo sciacallaggio”. Ci sono anche cittadini che, proprio per timore degli sciacalli, sarebbero restii ad evacuare, a tal proposito l’ingegnere Salerno ribadisce: “Ciò può essere un rischio per chi prende tale decisione, perché i poliziotti che pattuglieranno potrebbero essere di questure limitrofe, questo renderebbe difficile il processo di identificazione. E ricordiamo che, restando nella zona rossa, visti i controlli a tappeto che verranno fatti, si potrebbe incorrere in una sanzione di tipo penale”. Infine conferma: “Ci sarà un dispiego di forze dell’ordine eccezionale, Battipaglia non sarà una zona abbandonata”.“

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