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Forza Italia in caduta libera e c’è la grana del governatore Toti

MILANO. Forza Italia è stata e sarà sempre la spina dorsale del centrodestra. Oggi è indispensabile più di 25 anni fa. Silvio Berlusconi, esattamente un quarto di secolo dopo la sua prima trionfale discesa in campo, torna a parlare in pubblico per oltre un’ora, smentisce quindi ogni rumors circa il suo precario stato di salute e rilancia all’assemblea degli eletti azzurri il ruolo centrale del partito nello scenario politico nazionale ed europeo.

Al Palazzo dei Congressi, l’ex premier infonde ai suoi una iniezione di fiducia e di orgoglio lanciando un forte messaggio identitario, di tenuta contro chi pensa che ormai l’annessione della Lega sia solo una questione di tempo. “Chi scrive che Forza Italia sia al tramonto – protesta con inusuale trasporto – è uno stupido che non sa leggere la realtà”. Forte dell’intesa in Piemonte sul candidato azzurro, Alberto Cirio, Berlusconi conferma che sarà capolista alle europee del 26 maggio. Quindi presenta il simbolo, molto ‘nazionale’, senza alcun riferimento alla famiglia popolare. E, a riprova della sua rinvigorita leadership, scomunica dal palco il grande assente, Giovanni Toti, da tempo critico con la gestione del partito. “Abbiamo avuto pazienza sino adesso. Ora questa pazienza è finita”, taglia corto.

Più tardi, la replica secca del Governatore ligure, che sembra non lasciare ulteriore margine alla mediazione: “La pazienza – scandisce Toti – temo che l’abbiano persa gli elettori e ce lo hanno detto da tempo. Continuiamo a dire che va bene tutto così, senza parlare del perché la Lega prenda 4 volte i nostri voti” Tuttavia, Berlusconi continua a punzecchiare la Lega, osservando che “il governo è nelle mani dei Cinque Stelle”, e che Di Maio, “da finto sottomesso, si prende tutta la sostanza, lasciando solo la forma a Salvini”. Al contempo chiede al Ppe di guardare a destra. “Per cambiare l’Europa – è la ricetta dell’ex premier – il Ppe deve abbandonare l’alleanza storica con i Socialisti e aprirsi ai conservatori e a quei sovranisti che bisogna educare e convincere”. Una proposta che punta a ritagliare per se il ruolo strategico di grande mediatore nei contatti con leader ‘eterodossi’ come ad esempio Viktor Orban.

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