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La Santa Sede allontana Enzo Bianchi e decapita i vertici della comunità di Bose

BIELLA. “Anche quando le cose che abbiamo realizzato finiranno l’amore resterà come loro traccia indelebile”. Suona quasi come un commiato l’ultimo tweet di Enzo Bianchi. Il monaco laico deve lasciare Bose, la comunità da lui fondata a Magnano, nel Biellese, che in oltre cinquant’anni di attività ha acquisito notevole “rilevanza ecclesiale ed ecumenica”. 

La decisione è della Santa Sede, in seguito “a una serie di preoccupazioni pervenute da più parti” che “segnalavano una situazione tesa e problematica per l’esercizio dell’autorità del Fondatore, la gestione del governo e il clima fraterno”.
    E’ la stessa comunità ecclesiastica a rendere nota, sul suo sito internet, la decisione con cui il Vaticano “ha tracciato un cammino di avvenire e di speranza, indicando le linee portanti di un processo di rinnovamento, che confidiamo infonderà rinnovato slancio alla nostra vita monastica ed ecumenica”. Enzo Bianchi decade da tutti gli incarichi detenuti, dovrà separarsi dalla Comunità e trasferirsi in un altro luogo. Provvedimenti, scrive Bose sul web, che riguardano anche Fr. Goffredo Boselli, Fr. Lino Breda e Sr. Antonella Casiraghi. La lettera con le decisioni di Papa Francesco, firmata dal Segretario di Stato Vaticano cardinal Pietro Parolin, non deve essere stata per la Comunità un fulmine a ciel sereno. Lo scorso dicembre Bergoglio aveva infatti disposto una Visita Apostolica per superare quelli che la Comunità oggi definisce “gravi disagi e incomprensioni”, in grado – sempre secondo la Comunità – di “indebolire o addirittura annullare” la sua rilevanza ecclesiale ed ecumenica.

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