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La vicenda ex Ilva continua tra i veleni, in attesa dei prossimi incontri

TARANTO. L’incontro tra le organizzazioni sindacali e ArcelorMittal sulla cassa integrazione non ha portato ancora risultati, secondo quanto riferito da Fim, Fiom, Uilm e Ugl, che hanno chiesto uno slittamento dell’avvio della procedura, in attesa dell’incontro mi­nisteriale previsto con le organizzazioni sindacali il prossimo 9 luglio. Intanto la nuova amministrazione procede lo stesso alla cassa integrazione di quasi 2mila dipendenti ex Ilva, mentre si attende un nuovo incontro tra il ministro dello Sviluppo Economico e del Lavoro Luigi Di Maio, che ribadisce di cercare e volere una soluzione che vada bene a tutti gli attori coinvolti nella vicenda, e ArcelorMittal.

Immagine da pagina Facebook di Luciano Manna, ex Ilva
Immagine da pagina Facebook di Luciano Manna

Solo due giorni fa l’attivista Luciano Manna postava sulla sua pagina Facebook una foto seguita da queste parole: In questo momento l’E312. Chiudere le finestre non basta, la diossina si poserà ovunque nei quartieri di Taranto, in maggior modo in quelli adiacenti allo stabilimento. Se i filtri dell’agglomerato funzionassero (o se ci fossero) dal camino E312 dello stabilimento gestito da ArcelorMittal Italia non uscirebbero queste quantità di polveri così visibili, l’emissione non sarebbe così visibile. La diossina prodotta dall’impianto di agglomerazione viene emessa direttamente dal camino E312 senza essere captata da nessun filtro. Solo per questo motivo la polizia giudiziaria attivata dalla Procura dovrebbe intervenire oggi stesso per fermare questo impianto che emettendo polveri contenenti diossine nuoce gravemente alla salute delle persone e contamina gli alimenti. I tarantini sono un popolo dimenticato dalla Legge, sacrificabile, ad ogni costo. In tutto ciò i gestori dello stabilimento annunciano che sono in linea con i lavori del piano ambientale. In questi soli 8 mesi di gestione quanti morti e nuovi ammalati di tumori avete sulla coscienza? Alla Procura di Taranto, oltre che indagare i gestori, abbiamo chiesto anche di indagare eventuali profili istituzionali per le loro responsabilità, in questo caso, ad esempio il sindaco, il primo responsabile per la salute dei cittadini.

Simona Cocola

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Simona Cocola

Giornalista pubblicista torinese, ha iniziato a collaborare per la carta stampata nei primi anni dell'università, continuando a scrivere, fino a oggi, per diverse testate locali. Ha inoltre lavorato in una redazione televisiva, in uffici stampa, ha ideato una rubrica radiofonica, ed è autrice di due romanzi.

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