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Occupazione, dati stabili ma stimolanti per il futuro dei giovani

 ROMA. E’ la fetta più avanzata di manifattura e servizi tipici del «Made in Italy» che spinge export e Pil; ma che, a breve, per via delle difficoltà a reperire personale adeguato rischia di subire una frenata, a danno di tutto il Paese. Infatti in cinque settori “core” dell’eccellenza italiana, vale a dire automotive, alimentare, moda, ospitalità, design, serviranno oltre 236mila “talenti”, il 70% dei quali sono figure con competenze tecnico-professionali. Infatti il tasso di disoccupazione ad aprile è rimasto stabile rispetto a marzo al 10,2% mentre è diminuito di 0,7 punti rispetto ad aprile 2018. Lo rileva l’Istat sottolineando che i disoccupati nel mese erano 2.652.000 con un aumento di 5.000 unità su marzo e una riduzione di 203.000 unità su aprile 2018. Il tasso di disoccupazione dei giovani tra i 15 e i 24 anni ad aprile è salito di 0,8 punti rispetto a marzo toccando il 31,4%. Rispetto ad aprile 2018 il tasso è inferiore di 1,6 punti percentuali. Il tasso di occupazione in questa fascia di età è del 18,3% con un calo di 0,3 punti su marzo e un aumento di 0,6 punti su aprile 2018. Il tasso di disoccupazione dei giovani è di 12 punti inferiore al massimo raggiunto nel 2014 e 12 punti superiore al minimo raggiunto nel 2007.Gli occupati ad aprile 2019 sono rimasti sostanzialmente stabili rispetto a marzo (+2.000 unità) a quota 23.288.000 mentre sono aumentati di 56.000 unità rispetto ad aprile 2018. Lo rileva l’Istat sottolineando che il tasso di occupazione è al 58,8%, stabile su marzo e in aumento di 0,3 punti percentuali su aprile 2018. L’aumento degli occupati su base annua (+56-000 unità) è trainato dall’aumento degli over 50 al lavoro (+232.000) anche per effetto della demografia mentre le persone tra i 35 e i 49 anni sono diminuite di 176.000 unità. A ciò si aggiunga, che nei prossimi cinque anni, in tutto il mercato del lavoro entreranno solamente 665mila laureati, mentre ne servirebbero tra gli 800 e i 900mila, specie nelle materie “Stem” (cioè scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche, oggi sempre più centrali nell’era del 4.0). Nell’automotive, rientrano in questo ambito le aziende che fabbricano macchinari, attrezzature e mezzi di trasporto, per esempio, si stima che serviranno, nei prossimi cinque anni, 89.400 professionisti (ci sarà spazio per progettisti di prodotti e materiali, meccatronici, montatori e manutentori). Nell’alimentare, il fabbisogno sarà di 49mila risorse: qui si andrà a caccia di tecnici della vinificazione, di comunicatori ed esperti di marketing, di addetti all’accoglienza, di guide eno-turistiche.

E ancora: nella moda, ci sarà necessità di 46.600 profili, in particolare specialisti in calzature, pelletteria, sartoria, tessuto, maglieria, oltre ai prototipisti. Nell’ospitalità i posti da offrire, sempre da qui al 2023, saranno 33.200 (si spazia dagli addetti alla reception agli esperti di food e ristorazione), nel design le selezioni saranno per 18.300 (soprattutto, artigiani specializzati). Mercati e proposte interessanti ma ci sarà bisogno di ripensare, e in fretta, l’offerta di istruzione. Servirà maggior orientamento presso ragazzi e famiglie e spingere la ricerca tecnico-scientifica. Riscoprire la cultura del lavoro di squadra, rafforzando l’asse pubblico-privato.

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Giuseppe Muri

Giornalista pubblicista dagli Anni Ottanta, si occupa di cronaca e di costume. Ha lavorato per un lungo periodo nelle redazioni di testate locali piemontesi. Appassionato di storia, ha svolto alcune inchieste legate a fatti importanti che hanno caratterizzato il Novecento italiano.

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