• CRONACHE

Peppino Impastato, il casolare dove fu ucciso dalla mafia diventerà pubblico

PALERMO. La Giunta regionale siciliana, su proposta del presidente Nello Musumeci, ha approvato gli atti necessari per procedere alla espropriazione dell’edificio e del terreno circostante, a Cinisi (Pa) in cui la mafia assassinò il 9 maggio 1978 Peppino Impastato. Il corpo dilaniato dal tritolo di Giuseppe Impastato fu trovato alle prime ore del mattino dai macchinisti di un treno in transito lungo la linea Trapani-Palermo. Avevano fermato bruscamente il convoglio perché si erano accorti che un tratto di binario era tranciato di netto. Non immaginavano certo quanto era successo poco prima e tantomeno che a pochi metri di distanza giaceva quel poco che rimaneva del corpo di una delle più coraggiose voci della lotta alla mafia in Sicilia.

Moriva così a trent’anni e nel silenzio dei media Peppino Impastato , perché quello era il giorno in cui l’Italia fu focalizzata dal ritrovamento del cadavere di Aldo Moro. Ma chi era quel ragazzo magro, quasi scheletrico da scomodare gli assassini di “cosa nostra”? Il simbolo della lotta alla mafia nella zona di Cinisi, cittadina a poca distanza da Palermo, aveva osato sfidare boss del calibro di Gaetano Badalamenti, don Tano . E lo aveva fatto senza filtri, amplificando le sue accuse dalla voce della radio libera da lui fondata, Radio Aut. 

La posta in gioco era altissima, il giro di affari per la mafia era da capogiro. Peppino, così tutti lo chiamavano, era nato in una famiglia di mafiosi il 5 gennaio 1948. Dopo avere rotto con il padre, continuò a vivere a Cinisi con la madre Felicia. Negli anni ’70 maturava il suo impegno prima ecologico, poi politico in Lotta Continua e quindi nelle file di Democrazia Proletaria. Da militante, aveva difeso pubblicamente i braccianti contro gli espropri per la costruzione della terza pista dell’aeroporto di Punta Raisi, un porto franco del traffico internazionale di droga controllato da Gaetano Badalamenti e dal suo mandamento. Il giovane attivista di Dp si era anche spinto alla condanna della speculazione edilizia sulla costa palermitana, altra fetta importante deil’attività criminale di Cosa Nostra. Ora il governo regionale ha impegnato 106.345 euro necessari per l’acquisizione dell’immobile, dichiarato cinque anni fa di “interesse culturale”. La stima del valore è stata effettuata dal Dipartimento regionale delle Infrastrutture, mentre al Dipartimento dei Beni culturali è stata affidata la procedura espropriativa dell’immobile, di proprietà privata.

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