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Raffica di rinvii a giudizio fra Regione Calabria e Comune di Catanzaro

CATANZARO. La Procura di Catanzaro ha chiesto il rinvio a giudizio per tutti gli indagati nell’inchiesta “Passepartout” su presunte irregolarità nella gestione di alcuni appalti di rilievo regionale e relativi alla città di Cosenza, in particolare la metropolitana leggera e il nuovo ospedale. La Procura della Repubblica di Catanzaro ha chiesto il rinvio a giudizio del presidente della Regione Calabria Mario Oliverio (Pd), del sindaco di Cosenza Mario Occhiuto (Fi), dell’ex consigliere regionale del Pd Nicola Adamo e di altre 17 persone tra politici, dirigenti regionali, tecnici e imprenditori. Le accuse, a vario titolo, sono associazione a delinquere, frode nelle pubbliche forniture, turbative d’asta, corruzione e traffico di influenze illecite in relazione ad alcuni appalti.

Secondo l’ipotesi accusatoria, alcuni degli imputati facevano parte di un’associazione a delinquere – l’accusa non riguarda Occhiuto – che, nei rispettivi ruoli politici, amministrativi, istituzionali ed imprenditoriali, si muoveva con lo scopo di orientare in proprio favore le attività connesse alla opere pubbliche, e “commettere una serie indeterminata di delitti contro la pubblica amministrazione”. Quindi al sindaco di Cosenza, Occhiuto, la Procura contesta di aver sottoscritto l’accordo di programma per la costruzione della metropolitana leggera a seguito della promessa avanzata dal presidente Oliverio e da un dirigente regionale di ottenere, dalla Regione Calabria, i finanziamenti e la copertura amministrativa per la realizzazione del «Museo di Alarico». Di questa organizzazione, secondo l’accusa, Oliverio e Adamo erano i promotori. Accusa in parte ridimensionata dal gip che, nella fase delle indagini preliminari, esaminando una richiesta di sospensione dai pubblici uffici per altri indagati, nel maggio scorso aveva affermato che gli indagati sembrano agire in virtù di “una prassi generalmente accettata”, gestendo “in chiave opportunistica le dinamiche politiche” ma “manca la dimostrazione del fatto che abbiano agito in forza di un vincolo di natura associativa”. La Procura, comunque, va avanti per la propria strada ed ora sarà un altro giudice a valutare le accuse e decidere se Oliverio, Occhiuto e tutti gli altri, dovranno andare a processo. L’udienza dal gup è il 13 dicembre.

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