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Scuola: piano d’estate con attività mirate

La settimana scorsa, proprio negli ultimi giorni di aprile, in concomitanza con il documento governativo da presentare a Bruxelles per ottenere i finanziamenti straordinari, il ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi ha presentato, ed appena poco dopo, ha emanato un provvedimento molto importante che rappresenta – come ha affermato lo stesso responsabile di palazzo di Trastevere – lo strumento per traghettare la scuola dall’anno scolastico che è entrato nella fase finale al nuovo anno.

Questo piano, che per la verità, pur essendo innovativo, non ha trovato molti consensi nell’ambito degli operatori scolastici, presenta peculiarità di rilievo e sotto tanti punti di vista conferma la dichiarata volontà di Bianchi di introdurre seri cambiamenti, quei cambiamenti cioè che il documento della commissione, di cui lo stesso Bianchi l’anno scorso era presidente, aveva proposto alla precedente ministra.

Alcune parole chiave

Prima di esaminare in modo schematico il piano, ritengo opportuno richiamare tre espressioni usate dallo stesso ministro per introdurre il documento di transizione da un anno all’altro.

La prima espressione: necessità di recuperare la socialità. Questo è il primo obiettivo da raggiungere. Durante la pandemia gli allievi sono stati costretti a vivere in isolamento e a svolgere attività didattica separati dai compagni e dagli insegnanti. Da questa attività è derivato – ed è certamente vero – un nuovo tipo di apprendimento, per certi aspetti particolare.

Ma questa pandemia, pur nella sua drammaticità, ha permesso, come in qualche altra circostanza ho già scritto, anche di capire meglio che l’educazione non è un fatto da portare avanti fuori dall’aula, naturale contesto che facilita uno sviluppo di gruppo. L’attività d’estate deve essere organizzata allora con un lavoro di gruppo, quel lavoro di gruppo che è mancato durante il blocco delle attività in presenza.

La seconda espressione: potenziamento delle competenze. Durante il periodo estivo – e questa è la visione del ministro – devono essere attuati tutti quegli interventi che servono a rendere più complete le competenze trasmesse anche mediante la DaD perché, come giustamente da più parti è stato rilevato, l’attività didattica non è mai stata totalmente sospesa.

Nel documento ministeriale si fa in particolare riferimento a tre materie: italiano, matematica e lingue. Non devono però solo essere implementati gli insegnamenti collegati ad argomenti già previsti come fondamentali; il piano dell’estate prevede anche interventi idonei a rafforzare, completandola, l’educazione. A questo proposito, la gamma degli argomenti complementari è molto vasta. Come si suol dire, c’è solo difficoltà nella scelta.

Cercando di introdurre qualche esempio, si può citare la musica, l’arte, lo sport, così come possono essere richiamati elementi di educazione alla cittadinanza. In questo contesto, a mio avviso, non va neppure trascurata una formazione finanziaria perché non deve sfuggire a nessuno che oggi una conoscenza finanziaria di base è indispensabile per vivere da protagonisti in questa società.

Una terza espressione: patto educativo. È questa un’espressione che deve entrare nella mentalità di tutti. Finora l’azione educativa è stata considerata un’attività in parte della famiglia e soprattutto della scuola. Oggi invece l’educazione integrale si ottiene con il coinvolgimento di più soggetti, chiamati a mettere a disposizione le loro specifiche competenze.

Accanto alla famiglia, che rappresenta il nucleo centrale dell’intervento educativo, si deve collocare la scuola, con i suoi saperi, e il mondo dell’impresa e dell’associazionismo, con le loro competenze specifiche, perché portano il “saper fare”. In tutto questo lavoro un grosso contributo può essere offerto dagli enti locali che, tra le altre cose, possono mettere a disposizione spazi pubblici oltre che strutture culturali, quali teatri, musei, pinacoteche.

Non è un caso se il ministro, parlando della scuola d’estate, fa richiamo alle strutture pubbliche, ritenendole come portatrici di un patrimonio che può essere usato per attività complementari.

Piano estate

Cenni al piano e alle sue fasi

Il piano proposto dal Ministro va calato nelle singole realtà, tenendo conto – e questo è molto importante – delle caratteristiche dei destinatari del piano stesso. Molto significativa in questo senso è la sottolineatura che viene fatta con riferimento alle classi, mettendo subito in risalto una criticità che non va mai trascurata. Non tutti gli allievi hanno le stesse problematiche.

Un dato è certo, si sono rilevate situazioni difficili nelle prime classi di un nuovo grado di istruzione: i bambini al primo anno delle primarie, gli studenti al primo anno della scuola secondaria di primo grado e di secondo grado. Di fronte a queste problematiche le scuole devono impegnarsi ad attuare interventi personalizzati o di gruppo per compensare quanto è venuto a mancare a causa della sospensione dell’attività didattica in presenza.

Fatta questa importante puntualizzazione di indirizzo sulle fasce da prendere in considerazione e sulle quali intervenire, il “Piano d’estate” delle scuole si articola in tre fasi:

La prima fase, che si realizzerà nel mese di giugno, deve soprattutto servire al potenziamento degli apprendimenti grazie anche ad attività laboratoriali, scuola all’aperto, studio di gruppo. Il tutto può essere realizzato anche all’esterno con strutture del terzo settore o del territorio.

La seconda fase si snoderà nei mesi di luglio e agosto con un obiettivo puntuale: il recupero della socialità. In questo tempo saranno non solo continuate ma anche potenziate le attività della prima fase. In questo periodo sarà, ad esempio, curata l’attività di socializzazione ed aggregazione. Verranno organizzati moduli di educazione motoria, canto, musica, scrittura creativa, educazione alla cittadinanza, educazione alla imprenditorialità. La seconda fase è molto aperta alle occasioni offerte dal territorio. È un’attività che può prevedere anche la presenza di educatori ed esperti esterni alle istituzioni scolastiche.

L’accoglienza, collocata nel mese di settembre, è la terza fase. In questo periodo, che accompagna gli studenti all’imminente inizio del nuovo anno scolastico, proseguiranno le attività di potenziamento delle competenze e di collegamento tra i due anni scolastici, quello terminato e quelle che deve incominciare.

Gli organi collegiali delle scuole sono chiamati a progettare e a programmare le tre fasi da destinare come proposta formativa agli studenti che hanno facoltà di scegliere di aderire o meno. La partecipazione – lo ribadisce il ministro – è su base volontaria.

Le risorse a disposizione

Un cenno, per concludere la schematica riflessione, merita anche il capitolo delle risorse. Una premessa: molto positivo il fatto che siano previste anche le risorse perché, per alcuni aspetti, questa è una novità di grande interesse. Molto sovente nel passato venivano lanciate iniziative, ma non erano indicati in modo puntuale i fondi necessari per realizzarle. Questa volta, invece, non è così.

Sono previste le somme e sono altresì previsi i capitoli di bilancio dai quali attingere. Di conseguenza si conosce l’importo totale di finanziamento che ammonta a 510 milioni, somma che si raggiunge addizionando 150 milioni provenienti dal decreto “sostegni”, 320 milioni dal PON per la scuola e 40 milioni dai finanziamenti per il contrasto delle povertà educative.

Aggiungo un’ultima precisazione: questi fondi sono a disposizione dell’intero sistema pubblico. Possono pertanto accedere ai finanziamenti sia le scuole statali che quelle paritarie perché il precisato sistema pubblico comprende sia le une che le altre.

Prof. Franco Peretti
Esperto di metodologie formative

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Franco Peretti

Professore ed esperto di diritto europeo

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