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Sfuma l’ipotesi avvelenamento per Imane Fadil?

MILANO. E’ atteso per l’inizio della prossima settimana il deposito della relazione dei consulenti medico legali sulla morte di Imane Fadil, una delle testimoni ‘chiave’ del caso Ruby, deceduta ormai più di quattro mesi fa, il primo marzo scorso, all’Humanitas di Rozzano dopo una lunga agonia. Mentre, stando ad indiscrezioni di questi giorni, gli accertamenti potrebbero aver escluso l’ipotesi dell’avvelenamento doloso e si propenderebbe per una morte per cause naturali, il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, che segue l’inchiesta coi pm Gaglio e Pavan, ha spiegato che, al momento, la consulenza “non è stata depositata” dagli esperti alla Procura. Il procuratore aggiunto, dunque, ha precisato che una risposta “ufficiale” sulle cause del decesso di Fadil si potrà avere con il deposito degli esiti finali dell’autopsia, dopo i complessi accertamenti di questi mesi. Anche se, già nei giorni scorsi, sono circolate indiscrezioni sugli esiti della consulenza.

A quattro mesi dal suo ultimo giorno di vita e dalla contestuale apertura di un fascicolo da parte della Procura per omicidio volontario, si smonta definitivamente quello scenario da «spy story» che era stato annunciato con clamore dagli investigatori. Fadil avvelenata, forse con il polonio, Fadil radioattiva. La Procura aveva quindi disposto un’autopsia superblindata: sale dell’ospedale e dell’obitorio schermate, maschere e camici piombati, persino l’intervento del nucleo antibatteriologico dei vigili del fuoco. Il 27 marzo arriva il primo bollettino della massima autorità in materia, l’Enea di Roma, che mette fine a una lunga serie di illazioni e le rende quasi ridicole: “Sul corpo della giovane modella non ci sono tracce di sostanze radioattive”. Poi è stata la volta del prelievo di tessuti dagli organi interni per effettuare carotaggi diretti ad escludere avvelenamenti. Anche qui, dagli esiti nessuna svolta. Nessun segno di avvelenamento, non come lo si intende nel senso comune, almeno: niente polonio o sostanze da letteratura di spionaggio. Negli ultimi mesi era rimasto un piccolo dubbio sulla percentuale di metalli trovati nel sangue con un’eccezione da sollevare però: il sangue della giovane sarebbe stato lavato più volte durante i mesi di ricovero, quindi a distanza di mesi dal presunto avvelenamento, non sarebbe stato comunque possibile ritrovarne tracce importanti. Le percentuali rinvenute, anche con le rispettive proporzioni dovute al lavaggio, non erano in ogni caso tali da portare al decesso. Insomma le cause della morte della ex modella, in un periodo lontano teste chiave nel processo Ruby, sarebbero ancora da capire, ma sicuramente da ricercare in motivi che nulla hanno a che vedere con i complotti. L’equipe di medici ha parlato di possibili complicazioni derivate da una malattia rara, autoimmune come l’aplasia midollare, per cui il midollo della 34enne non sarebbe stato più in grado di produrre cellule sanguigne e piastrine. La ex modella era anche affetta da un’altra patologia autoimmune: il Lupus. Del team di esperti consultati sul caso fa parte anche Francesco Scaglione, farmacologo clinico con il compito di affiancare i medici nello studio di possibili tumori ed effetti collaterali legati all’assunzione di farmaci, a cui Fadil è stata sottoposta nel tentativo di salvarle la vita.

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