• CRONACHE

Si intensifica il flusso migratorio sulla rotta balcanica

ROMA. Da quando si è aperta la rotta balcanica nell’estate 2015, centinaia di migliaia di migranti hanno percorso la penisola per raggiungere l’Europa centrale e settentrionale. Un flusso che è diminuito in seguito all’accordo tra l’Unione europea e la Turchia a inizio 2016, ma che non si è mai esaurito del tutto. Neanche dopo la chiusura dei confini da parte dell’Ungheria di Viktor Orbàn. I migranti hanno infatti aperto una seconda rotta, più a ovest, che dalla Grecia attraversa Albania, Montenegro e Bosnia-Erzegovina. Solo da gennaio a maggio 2018, sono stati registrati oltre 6.700 migranti e richiedenti asilo, più del doppio di quelli arrivati in tutto il 2017. Il flusso migratorio attraverso la rotta balcanica, ripreso in modo consistente già nel 2018, si sta ulteriormente intensificando quest’anno. 

flusso migratorio

In tutto il 2018 – secondo i dati del Dipartimento della Pubblica sicurezza – 446 stranieri irregolari sono stati rintracciati presso le zone del confine sloveno. Nel corso dei primi cinque mesi del 2019 i migranti irregolari in quell’area erano già 652, cui vanno aggiunti gli oltre 130 individuati finora a giugno. Si registra dunque quasi un raddoppio degli arrivi dalla Slovenia rispetto al 2018 solo nel primo semestre di quest’anno. E 121 sono stati trovati presso le zone di confine con l’Austria. Numeri che hanno fatto accrescere l’attenzione del Viminale sulla rotta di terra del Nordest. Una rotta balcanica mai esaurita, sicuramente meno rilevante in termini numerici rispetto agli sbarchi nel Mediterraneo, ma degna di non minore importanza per la sua pericolosità.

flusso migratorio

A denunciarlo è proprio il SAP del capoluogo giuliano, che da tempo sta portando avanti una battaglia sulla carenza di organico, facendo richiesta ai vertici dell’amministrazione locale di aggregazione di personale proveniente dai reparti mobili e dai nuclei prevenzione crimine, a difesa di confini così permeabili e facilmente violabili, soprattutto nella stagione estiva. “L’impiego di operatori di polizia delle varie sezioni e di quelli in forza alla questura locale – spiega Lorenzo Tamaro, segretario provinciale del SAPha di fatto distolto la quasi totalità delle pattuglie dai servizi ordinari dediti al controllo del territorio e alla sicurezza stradale. Non solo, ad aggravare la situazione c’è una continua emorragia di personale dirottato verso altre città per contrastare fenomeni legati sempre all’immigrazione clandestina o a presidi dei confini nazionali. Purtroppo non c’è abbastanza consapevolezza sul fatto che Trieste e la rotta balcanica richiedano attenzioni particolari, diverse da altre province“.

Tags

Articoli correlati