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Silvia Romano forse portata in Somalia dopo il sequestro

NAIROBI. Potrebbe essere stata portata in Somalia subito dopo il sequestro, Silvia Romano, la cooperante italiana di 23 anni rapita in Kenya il 20 novembre scorso. E’ quanto emerge dagli sviluppi dell’inchiesta della Procura di Roma, coordinata dal sostituto procuratore Sergio Colaiocco. Elementi emersi dopo il terzo incontro tra investigatori, avvenuto in Kenya, e a cui hanno partecipato i carabinieri del Ros. Il trasferimento nel Paese vicino potrebbe essere stato effettuato anche pochi giorni dopo il sequestro.

In Somalia, al confine col Kenya, è attiva la cellula di Al Shaabab (letteralmente: “i giovani”), legata a Al-Qaeda, responsabile tra l’altro dell’attentato di Mogadiscio del 17 ottobre 2017 in cui persero la vita circa 300 persone e poi anche di altre azioni terroristiche per tutto il 2018. Una cellula indebolita rispetto al grande potere che aveva anni fa, ma tuttora attiva e pericolosa.

Intanto, i tre kenyoti a processo per il rapimento di Silvia Romano sono tornati in carcere: due di loro erano liberi su cauzione, ma anche a loro, come già al terzo, è stata loro contestata l’aggravante del terrorismo. C’è inoltre il timore che da casa possano “intimidire” chi deve parlare in giudizio. In tribunale si devono ascoltare una ventina di testimoni. I tre erano stati arrestati il 26 dicembre 2018 nel villaggio di Chakama. Stando alla loro confessione la giovane cooperatrice, rapita il 20 novembre, era appena stata “venduta” ad un’altra banda.

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Piero Abrate

Giornalista professionista dal 1990, in passato ha lavorato per quasi 20 anni nelle redazioni di Stampa Sera e La Stampa, dirigendo successivamente un mensile nazionale di auto e il quotidiano locale Torino Sera. È stato docente di giornalismo all’Università popolare di Torino.

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