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I partiti di governo si confrontano su tasse e investimenti

ROMA. La riduzione delle tasse sul lavoro è il primo degli obiettivi del Pd, convinto, come sottolinea il segretario Nicola Zingaretti, che sia necessario “Alzare gli stipendi a partire da quelli bassi e medi. Un’Italia più competitiva – aggiunge – con migliori incentivi agli investimenti privati in innovazione a cominciare dalle piccole imprese e dagli artigiani. Dobbiamo consolidare Impresa 4.0, favorire il trasferimento tecnologico, valorizzare nella prospettiva dell’economia della conoscenza la formazione continua. Dobbiamo creare le condizioni per aiutare i nostri giovani a rimanere in Italia o a rientrare dopo esperienze qualificanti all’estero”. Ma la lista dei desideri, che già annoverava più fondi per la sanità, chiesti dal ministro di Leu Roberto Speranza, e per la scuola, reclamati dal ministro M5S Lorenzo Fioramonti, si allunga ora con il miliardo che l’Italia viva di Matteo Renzi vuole portare a casa per la famiglia.

“Italia Viva nasce per cambiare le forme e le liturgie della politica e ci muoveremo così anche per le cosidette tasse. E’ il primo partito in Italia in ci sarà in tutti i ruoli una donna e un uomo e affferma il principio femminista non per un problema di quota di genere ma per scelta strategica. Sui contenuti chiave le donne in politica in economia, gli asili nido, investimenti contro la violenza e ma soprattutto sul ruolo sociale della donna oggi in Italia, siamo il paese che ha un tasso di partecipazione femminile al lavoro ridicolo.Tutto il tema di un ambientalismo che non sia ideologico, perchè in Italia l’ambiente è dire no a tutto, per noi è dire sì alle tramvie e metropolitane, alle pedonalizzazioni e alle auto elettriche ma in una visione di ambiente positivo. E ancora tutto il tema di investimento su una nuova generazione: Questo per me è un partito nuovo. Da queste basi partirà il nostro operato. Anche in termini di interventi economici.” Ritoccare l’Iva, ma in chiave ‘sociale’, o avviare una stretta sulle tax expenditures, tante volte annunciata e mai effettivamente realizzata. A 48 ore dal varo della nota di aggiornamento al Def, cornice alla prossima legge di Bilancio, il cantiere della manovra è ancora tutto aperto. Perché non bastano gli 11 miliardi di flessibilità che oramai si danno ormai per assodati a far quadrare i conti, tenendo ferma la volontà di presentare un programma economico espansivo che, oltre a superare l’ostacolo delle clausole di salvaguardia, consenta di finanziare anche un taglio del cuneo. Senza contare le richieste della P.a per il rinnovo dei contratti. Difficilissimo che tutte queste richieste vengano accolte: per la famiglia la dote potrebbe salire a mezzo miliardo, dai 300 milioni immaginati inizialmente per azzerare le rette degli asili nido. Le altre misure potrebbero essere rinviate a un ddl collegato, che dovrebbe essere indicato nel Def insieme, tra gli altri, all’istituzione di una banca pubblica degli investimenti. Per i lavoratori, invece, si potrebbero appostare 2 miliardi e mezzo anziché 5 il primo anno, facendo partire il taglio del cuneo da giugno, anziché da inizio anno. Ancora in campo anche l’ipotesi di avvio dopo il primo quadrimestre, dal 1 maggio.

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