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Camera dei Comuni dopo lo strappo resta il caos May-Ue

LONDRA. Dopo lo strappo, resta il caos. Il Parlamento britannico ieri ha provato ad allontanare lo spettro di una traumatica Brexit No deal, dopo la bocciatura dell’intesa di divorzio negoziato dalla May con la Ue. Oggi l’aula dovrà esprimersi sulla volontà circa un’ ipotesi di rinvio dell’addio. Ma l’Ue ammonisce di non essere disposta a concedere una cambiale in bianco. Intanto il presidente del Consiglio europeo Tusk fa sapere che chiederà ai 27 di essere aperti per un’estensione lunga, se il Regno Unito troverà necessario ripensare la propria strategia sulla Brexit.

“Durante le mie consultazioni prima del Consiglio europeo, chiederò ai 27 leader dell’Ue di essere aperti per un’estensione lunga se il Regno Unito troverà necessario ripensare la propria strategia sulla Brexit e per costruire il consenso attorno a questa”. Così il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk su Twitter. “Se l’attuale Accordo di divorzio viene approvato” a Westminster “è molto probabile che il Regno Unito debba chiedere una proroga di 2-3 mesi, al fine di mettere in campo le misure necessarie per attuarlo. Poiché ci sarebbe mutuo interesse nel garantire tale estensione, è improbabile che ottenerlo, in quel contesto, possa presentare grandi difficoltà”. Così l’avvocato generale della Corte di giustizia europea Eleanor Sharpston offre il suo personale contributo, in una lunga disamina dei vari scenari possibili sulla Brexit, sul suo profilo Twitter.

Diversamente, “invece di andare al terzo voto sull’Accordo di divorzio, il Parlamento britannico potrebbe fare una pausa, per vedere quali altre possibili strade sono esplorabili. Tuttavia, a meno che sia richiesta e garantita un’estensione, il Regno Unito lascerà l’Ue alla mezzanotte del 29 marzo, in base alla legge dell’Unione europea. Cambiare la data di divorzio nella legge nazionale non sarà sufficiente a fermare la corsa dell’orologio della Brexit, verso lo zero”, avverte. Sulla questione interviene da Matera il vicepremier Luigi Di Maio. “A me la Brexit non preoccupa: noi dobbiamo guardare alla Brexit soltanto con due premure: la prima tutelare più possibile gli italiani che sono in Inghilterra.

La seconda è che se ci saranno delle aziende inglesi o che sono in Inghilterra e che vogliono andar via, noi dobbiamo essere in grado di attrarre anche in territori del Sud dove, se investiamo nelle infrastrutture e se ne devono fare tante, attrarremo gli investimenti”. “Per il tempo che il Regno Unito fa parte dell’Ue servono le elezioni”. Così il portavoce della Commissione europea Margaritis Schinas, richiamando la lettera dei presidenti dell’esecutivo comunitario Jean Claude Juncker, e del Consiglio europeo Donald Tusk di gennaio, risponde a chi chiede se il Regno Unito dovrà indire le elezioni europee nel caso di un’estensione della permanenza nell’Ue. 

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