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Gustavo Vitali ci regala un giallo nella Venezia di inizio Seicento

Siamo nella Venezia di inizio Seicento, precisamente nel 1605. Il 16 aprile viene rinvenuto nella sua modesta dimora il cadavere di un nobile caduto in miseria, primo delitto di un giallo fitto fitto che ha come sfondo la città lagunare alle soglie del Barocco. Così ha inizio “Il Signore nella notte”, il primo romanzo di Gustavo Vitali, milanese di nascita, ma bergamasco da quarant’anni, con una grande passione: il volo libero, quello senza motore in parapendio e deltaplano, sulle ali del vento e delle masse d’aria ascensionali.

Il linguaggio spiccio, crudo, spesso beffardo e dissacratorio, mette in ridicolo difetti e difettucci del protagonista e insieme quelli della società del tempo, mentre il titolo dell’opera richiama esplicitamente i “Signori di Notte”, una delle numerose magistrature dell’antica Serenissima Repubblica di Venezia. Un po’ giudici e un po’ capi della polizia, sono una magistratura formata da sei aristocratici, uno per ogni sestiere nei quali tutt’oggi è ancora divisa la città, che veniva eletta dal Maggior Consiglio, il massimo organo decisionale della oligarchia patrizia al potere.

Protagonista del racconto è Francesco Barbarigo, una persona realmente vissuta ai tempi, così come i principali personaggi della storia che, al contrario, è di pura invenzione. Quello descritto nelle prime pagine è solo il primo dei delitti che affiorano in una trama intensa ed intrigante dove sono coinvolte le figure più varie, da quelle di primo piano, a quelle defilate nei contorni. L’autore apre così un’ampia carrellata su aristocratici ricconi e quelli che vivacchiano malamente, mercanti, usurai, bari, prostitute e altri. Nella vicenda tutti recitano i rispettivi ruoli e la contestualizzano in quella società veneziana che si era appena lasciata alle spalle un secolo di splendore per infilarsi in un lento declino.

Compaiono anche personaggi sgradevoli, come i “bravi”, perché il tempo del declino è anche il loro, accomunati agli sgherri da una violenza sordida e sopraffattrice. Non mancano divagazioni su curiosità, usi e costumi, aneddoti, fatti e fatterelli, che costituiscono un bagaglio di informazioni sulla storia della Serenissima, compresa una relazione disinvolta del protagonista con una dama tanto bella, quanto indecifrabile. Nelle indagini, come pure nel letto, Barbarigo finisce con il collezionare una serie di disfatte clamorose fino a quando in suo aiuto accorre un capitano delle guardie che ha tutta l’esperienza e l’astuzia che mancano al magistrato. Tuttavia i due dovranno faticare ancora un bel pezzo per scrivere la parola fine a tutto il giallo che nel frattempo si è infittito di colpi di scena, agguati e delitti, compresi quelli che riemergono dal passato. Il finale sarà inaspettato e sorprendente.

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