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La formazione professionale: una risorsa da rivalutare

Nel prossimo mese di gennaio prende avvio la fase delle preiscrizioni alle scuole. Mi sembra opportuno fare qualche riflessione su un’area del campo formativo, che merita di essere presa in considerazione, perché di fondamentale importanza nell’universo dell’educazione, mi riferisco alla formazione professionale.

Fino a qualche decennio era considerata un’attività di seconda serie. Nei libretti scolastici, rilasciati alla fine della scuola dell’obbligo, infatti, spesso si leggeva una frase di questo tenore: “ Allievo poco diligente, poco attento, scarsamente impegnato con qualche difficoltà, a volte grave, di apprendimento. Si consiglia un corso di formazione professionale.”

Con questo sintetico giudizio ovviamente si facevano due valutazioni:

  1. Il giovane era poco portato allo studio e alla frequenza di istituti scolastici con corsi impegnativi;
  2. La formazione professionale rappresentava un parcheggio idoneo a fornire qualche modesta nozione prima dell’inserimento nel mondo del lavoro.

Oggi finalmente questa situazione è cambiata e questa visione definitivamente superata. Non solo infatti si guarda alla formazione professionale come ad un’occasione per contribuire a formare persone, che possano intervenire nel processo produttivo con la dovuta preparazione di base, ma si vede nella formazione professionale uno strumento per garantire all’individuo le competenze necessarie per essere sempre protagoniste, e quindi soggetto attivo e consapevole, in un sistema socio-economico in continua evoluzione.

Con una sottolineatura in più: oggi il momento della formazione professionale è visto come complementare a tutti i percorsi di istruzione, dalla scuola dell’obbligo quindi all’università.

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Formazione ed addestramento

Un primo approfondimento in questo campo, dove spesso non regna una precisa impostazione terminologica, si deve fare cogliendo la differenza tra formazione ed addestramento. Quando si parla di formazione si fa riferimento a quel complesso di azioni volte a formare una mentalità, un modo di essere e soprattutto un modo idoneo a fornire metodi di lavoro e strumenti di interpretazione della realtà, nella quale si è chiamati ad operare.

Una persona è formata quando sa cogliere le componenti essenziali di un processo e sa cogliere gli aspetti logici che legano una fase all’altra. Un soggetto formato quindi è in grado di evidenziare sempre gli elementi essenziali, anche se sono cambiati gli elementi accidentali. L’addestramento invece è l’insieme delle attività operative, di conseguenza concrete, necessarie per garantire il reale funzionamento di un sistema o di un processo. Se la formazione richiede molto studio, molta ricerca, l’addestramento comporta attività pratica ed esercizio ripetuto.

Formazione permanente e formazione continua

Per formazione permanente si intende un’attività educativa senza soluzione di continuità durante tutto l’arco della vita a cominciare non tanto dalla prima infanzia, perché dell’infanzia si occupa l’ istruzione di base, ma a cominciare dalla formazione da attuarsi nel momento in cui è maturo l’ingresso nel mondo del lavoro.

Un tempo era sufficiente questa formazione iniziale per garantire una preparazione adatta per l’attività produttiva aziendale, nella quale era inserito il lavoratore. Oggi non è più così, perché la continua e rapida evoluzione del sistema produttivo richiede un costante adeguamento degli operatori sia per quanto riguarda le conoscenze sia per quanto riguarda la gestione. Non a caso oggi si parla spesso di formazione continua e anche diverse leggi in Italia, recependo tra l’altro normative europee, hanno regolato questo particolare settore.

Sono inoltre previsti specifici meccanismi di finanziamento, che tendono ad offrire e ai lavoratori occupati e alle persone inoccupate momenti di formazione al fine di dare un costante continuo aggiornamento. Tra l’altro non si deve dimenticare che l’aggiornamento professionale non solo vale per i singoli lavoratori, in quanto permette loro di restare nel mercato del lavoro con competenze aggiornate, ma serve anche alle imprese al fine di possedere quell’innovazione, che la spietata legge della competitività richiede per non essere escluse dalle operazioni imprenditoriali.

La normativa italiana

Il legislatore è intervenuto a più riprese per organizzare la formazione continua, quella cioè destinata anche a lavoratori occupati. Esaminando il dettato legislativo si può notare che molti soggetti hanno la possibilità di essere beneficiari di progetti finanziati sia dal Ministero del Lavoro sia dalle Regioni.

Ecco qualche esempio: i lavoratori di aziende, che sono tenute per legge a versare una quota predefinita per il finanziamento della formazione continua, i lavoratori dipendenti da aziende beneficiarie dell’intervento straordinario di integrazione salariale, persone prive di occupazione, che hanno fatto richiesta del reddito di cittadinanza, persone iscritte nelle liste degli uffici per l’impiego.

I fondi paritetici nazionali

Una serie di provvedimenti normativi hanno portato, a partire dall’art. 118 della legge 23 dicembre 2000 n. 388 e successive modifiche ed integrazioni, all’istituzione dei Fondi paritetici interprofessionali per la formazione continua, organismi questi nati in base ad accordi interconfederali tra le organizzazioni sindacali dei datori di lavoro e dei lavoratori. Lo scopo dei fondi è quello di finanziare la formazione continua, cioè quella formazione che punta alla qualificazione e riqualificazione del personale occupato. Forse è necessaria una maggiore informazione perché spesso si perdono occasioni, con finanziamenti di notevole interesse.

Prof. Franco Peretti
Esperto di metodologie formative

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Franco Peretti

Professore ed esperto di diritto europeo

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