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L’Italia e i sistemi di trattamento delle acque: infrazioni per Ue

A marzo scorso la Commissione Europea deferiva l’Italia alla Corte di Giustizia Ue perché non rispettava le norme sugli scarichi, poiché sono più di 20 anni che non si ammodernano i sistemi di trattamento delle acque. È accaduto di nuovo. La Commissione europea ha deciso d’inviare all’Italia un parere motivato, seconda fase della procedura d’infrazione, perché 237 centri urbani, o parti di centri urbani, con oltre 2mila abitanti non dispongono di adeguati sistemi di raccolta e trattamento delle acque di scarico urbane. Tredici le regioni interessate: Abruzzo, Calabria, Campania, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia, e Toscana. Questo è l’ultimo passaggio prima del deferimento alla Corte di giustizia Ue, che arriva a un anno dall’avvio formale dell’infrazione, anche se esistono altre tre procedure d’infrazione a riguardo. Una di queste ha già portato la Corte Ue a condannare l’Italia a pagare una multa di 25 milioni di euro, più 30 milioni per ogni semestre di ritardo nella messa a norma di oltre 70 centri urbani, o aree, sprovvisti di reti fognarie e adeguati depuratori.

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