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Parchi divertimento: “Credevamo nel Green pass ma ci sentiamo traditi”

L'Associazione dei Parchi divertimento scrive ai politici per denunciare la perdita del comparto e la cattiva gestione dei fondi per i ristori

I parchi divertimento italiani tra agosto e settembre registrano un perdita del 35% rispetto allo stesso periodo del 2019. La stima è di chiudere l’anno in calo del 50% sul 2019, purché non intervengano ulteriori misure restrittive o lockdown. L’introduzione del green pass ai primi di agosto ha bloccato le entrate, spingendo molti potenziali visitatori a optare per attività.

I parchi divertimento credono nel Green pass

Giuseppe Ira, Presidente dell’Associazione Parchi Permanenti Italiani e del parco a tema Leolandia, dichiara: “I parchi a tema credono fortemente nel green pass e sono stati tra i primi ad introdurlo. Inevitabilmente questa misura ha causato delle perdite, anche per la concorrenza che si è generata nei nostri confronti da parte di altre categorie che non sono state inserite nel provvedimento.

l risultato è che molte realtà sono in perdita e non hanno la possibilità di recuperare perché l’autunno è notoriamente meno remunerativo rispetto all’estate e le scadenze di tasse e imposte non si sono fermate. Ci aspettavamo che la fiducia dimostrata nei confronti del governo fosse ripagata con provvedimenti adeguati a sostegno della categoria, come avviene in Francia. Al contrario, stiamo ancora aspettando i 20 milioni di euro del DL Sostegni Bis, successivamente convertito in legge: l’unico contributo stanziato in 18 mesi”.

Mancano criteri chiari per la distribuzione delle risorse

Mancano inoltre criteri chiari per l’assegnazione delle risorse. La Conferenza delle Regioni ha disposto la ripartizione del contributo tra le Regioni, comprendendo anche quelle nel cui territorio non ci sono parchi di divertimento.

Per questo motivo, l’Associazione Parchi Permanenti Italiani ha scritto, senza ricevere al momento risposta, al Presidente della Conferenza delle Regioni Giuseppe Fedriga, al Ministro per gli Affari regionali e le Autonomie Mariastella Gelmini e a tutti i Presidenti delle Regioni suggerendo una serie misure per non disperdere i fondi. Tra questi: un biglietto d’ingresso, licenza di esercizio, presentazione dei bilanci 2019 e 2020 per individuare un’aliquota di intervento sulla perdita di fatturato e quantificare l’ammontare del contributo destinato alle singole imprese.

Per il comparto perdite del 75%

Fino al 2019 i parchi divertimento italiani, contavano 1,1 milioni di pernottamenti e circa 22 milioni di visitatori, italiani e stranieri. Il giro d’affari raggiungeva i 450 milioni di euro solo con la vendita dei biglietti. Due miliardi considerando l’indotto interno, come la ristorazione e il merchandising e l’indotto esterno, centri commerciali, hotel e altri servizi in prossimità dei parchi.

A livello di occupazione, il settore prima della pandemia impiegava 25.000 persone tra fissi e stagionali, 60.000 con l’indotto. Nel 2020 le aziende del comparto in media hanno registrato perdite del 75%. : Il 20% dei parchi ha rinunciato ha chiuso e alcune importanti realtà imprenditoriali italiane sono passate a investitori stranieri.

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Valentina Roselli

Laureata in Scienze Politiche, giornalista, ha iniziato come cronista per importanti testate nazionali e locali, ha collaborato con alcuni periodici di attualità occupandosi di politica ed è stata direttrice editoriale del quotidiano "Notizie Nazionali". Negli ultimi anni ha lavorato come ghostwriter e ha collaborato ad inchieste giornalistiche di attualità per radio e tv online.

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