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Permessi ai mafiosi con l’ergastolo? Salvini “Sarebbe devastante e diseducativo”

ROMA. Una proposta sconcertante, che lascia perplessi e allibiti. La Consulta boccia l’ergastolo ostativo. “La Corte – si legge in una nota – ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’articolo 4 bis, comma 1, dell’Ordinamento penitenziario nella parte in cui non prevede la concessione di permessi premio in assenza di collaborazione con la giustizia, anche se sono stati acquisiti elementi tali da escludere sia l’attualità  della partecipazione all’associazione criminale sia, più in generale, il pericolo del ripristino di collegamenti con la criminalità organizzata. Sempre che, ovviamente, il condannato abbia dato piena prova di partecipazione al percorso rieducativo”. Anche i mafiosi all’ergastolo potranno accedere ai permessi premio, pure se non collaborano con la giustizia, ma a condizione che sia provato che abbiano reciso i loro legami con la criminalità organizzata e purché sia dimostrata la loro partecipazione al percorso rieducativo.

La loro pericolosità non sarà più presunta dalla legge, ma andrà verificata, caso per caso, dai magistrati di sorveglianza, come avviene per tutti gli altri detenuti. Dopo la Corte europea dei diritti dell’Uomo anche la Corte costituzionale dà una spallata all’ergastolo “ostativo”, quello che impedisce la concessione di benefici a mafiosi – ma anche ai terroristi e ai responsabili di altri gravi reati – se non fanno i nomi dei loro sodali, introdotto all’indomani della strage di Capaci, proprio per indurre boss e gregari a collaborare con lo Stato. Una pronuncia di grande impatto, perché non riguarda solo i 1.250 condannati all’ergastolo ostativo, ma anche chi sta scontando pene minori per mafia, terrorismo, violenza sessuale aggravata, corruzione e in generale i reati contro la pubblica amministrazione.  Sulle conseguenze della sentenza sono al lavoro gli uffici del ministero della Giustizia. Il segretario della Lega,  Matteo Salvini: “La sentenza sui permessi premio agli ergastolani  ‘è devastante e cercheremo di smontarla con ogni mezzo legalmente possibile. Mi permetto di aggiungere – dice ancora il leader della Lega – che è una sentenza diseducativa e disgustosa”. L’ergastolo ostativo – introdotto nell’ordinamento penitenziario italiano all’inizio degli anni Novanta, dopo le stragi nelle quali furono uccisi i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino – è regolato dall’articolo 4 bis dell’ordinamento penitenziario e stabilisce che le persone condannate per alcuni reati di particolare gravità, come mafia o terrorismo, non possano essere ammesse ai cosiddetti “benefici penitenziari” né alle misure alternative alla detenzione. Per queste persone è escluso l’accesso alla liberazione condizionale, al lavoro all’esterno, ai permessi-premio e alla semilibertà. La pena dell’ergastolo ostativo coincide dunque, per la sua durata, con l’intera vita del condannato: è quella per cui si usa spesso l’espressione “fine pena mai”. La sentenza della Corte Costituzionale è arrivata in merito a due questioni di costituzionalità sollevate dalla Corte di cassazione e dal Tribunale di sorveglianza di Perugia, in merito a due condannati per mafia all’ergastolo ostativo e a cui venivano quindi negati anche i permessi premio. La sentenza, il cui contenuto è per ora solo stato anticipato da un comunicato dell’Ufficio stampa della Corte, riguarda quindi solo la parte dell’articolo 4 bis dell’ordinamento penitenziario che riguarda i permessi premio. Sarebbe interessante sapere cosa ne penserebbero in merito persone veramente competenti, persone che hanno conosciuto il problema giuridico e gli “aspetti umani” in prima persona…chi? Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Boris Giuliano, Carlo Alberto Dalla Chiesa, Peppino Impastato…e tanti tanti altri che della mafia hanno sentito il fetore mortale ma loro non possono più parlare.

Giuseppe Muri

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Giuseppe Muri

Giornalista pubblicista dagli Anni Ottanta, si occupa di cronaca e di costume. Ha lavorato per un lungo periodo nelle redazioni di testate locali piemontesi. Appassionato di storia, ha svolto alcune inchieste legate a fatti importanti che hanno caratterizzato il Novecento italiano.

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