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Rimettersi in gioco a 65 anni grazie alla formazione: Michela ce l’ha fatta

SAVONA. Ha 65 anni Michela e vive in un paesino del Savonese. Fino a qualche tempo fa gestiva un’azienda di famiglia, ma con la crisi economica è arrivato il fallimento e ha perso la sua attività. E con essa anche la fiducia in se stessa e l’agiatezza. Com’è umano aspettarsi, sono comparse paura e angoscia per il futuro. La perdita di lavoro è una delle cause più ricorrenti all’origine della povertà. Da anni c’è chi ha provato, a livello politico ed istituzioonale, a perorare la causa della formazione, per facilitare, a qualunque età, la possibilità di rimettersi in gioco. Nel caso di Michela, a salvarla è stata proprio la formazione. L’occasione le è arrivata dalla Croce Rossa che da qualche anno organizza in tutta Italia, anche insieme agli enti locali e sulla base dei bisogni del territorio, progetti di inclusione sociale; corsi per riqualificare e reinserire persone che hanno perso il lavoro, sia per italiani sia per stranieri. Vasta la gamma delle figure professionali su cui formarsi: dalle assistenti familiari alle baby-sitter, dai carpentieri ai meccanici, ai cuochi, ma anche elettricisti, magazzinieri, giardinieri e programmatori.

Michela dopo il fallimento della sua azienda non si perde d’animo e nel 2016 partecipa ad un corso di formazione per assistente familiare, promosso appunto dalla Cri, rivolto a persone in situazione di vulnerabilità, e poi svolge un tirocinio in una struttura per anziani. Un anno di impegno più o meno, ma tanto è bastato per ricaricarsi. Al termine di questo percorso, Michela ha avuto un’idea: ristruttura la propria casa, la fa diventare un alloggio per persone anziane. Oggi è tornata ad essere l’imprenditrice che è sempre stata, anche se in un altro contesto. “Il percorso intrapreso grazie alla Cri mi ha fatto capire che quella poteva essere la mia nuova strada. Mi piace prendermi cura degli anziani e farli sentire di essere circondati dal calore di una vera e propria casa”.

Nel corso del 2018 quasi 350 persone hanno partecipato a progetti formativi promossi dalla Cri finalizzati al rientro nel mondo del lavoro; tra queste 69 hanno trovato un’occupazione o un tirocinio con un regolare contratto di almeno tre mesi. “Il lavoro è dignità, relazioni, autonomia. E’ fondamentale vedersi riconosciuti i propri diritti e la propria identità sociale”, spiega il consigliere nazionale della Cri, Paola Fioroni. “Siamo convinti di dover investire sul riconoscimento e l’implementazione delle capacità personali o acquisite dell’individuo – prosegue – per assicurargli un percorso inclusivo e di pieno sviluppo all’interno del sistema sociale. Anche questo significa non lasciare nessuno solo. La solitudine è il peggior meccanismo di esclusione sociale”.

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Piero Abrate

Giornalista professionista dal 1990, in passato ha lavorato per quasi 20 anni nelle redazioni di Stampa Sera e La Stampa, dirigendo successivamente un mensile nazionale di auto e il quotidiano locale Torino Sera. È stato docente di giornalismo all’Università popolare di Torino.

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