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Scuola, la centralità del preadolescente nella secondaria di primo grado

Il 28% dei ragazzi che escono dalla scuola media risulta già affetto da analfabetismo funzionale e il 35% non è in grado di comprendere un testo in italiano.

La scuola secondaria di primo grado è un segmento molto delicato del sistema scolastico, che merita particolare attenzione per tutta una serie di criticità che negli anni ha messo in evidenza. Dall’esame dei dati, richiamati dal Rapporto Bianchi – che rappresenta il punto di riferimento delle varie tappe del nostro percorso – si ricava che in questo ordine di scuola cala anche il rendimento. Il 28% dei ragazzi che escono dalla scuola media risulta già affetto da analfabetismo funzionale e il 35% non è in grado di comprendere un testo in italiano.

Si tenga conto inoltre che è questo un periodo in cui si registra un aumento delle differenze tra studenti, che diventano poi sempre più profonde negli anni successivi. Non solo. In questa fase della vita del preadolescente cala il piacere di studiare e diventa meno consistente la “reazione emotiva positiva nei confronti dell’ambiente scolastico”. Tutto ciò sicuramente è collegato da un lato alle problematiche tipiche della preadolescenza, ma dall’altro “alle risposte inadeguate che ha dato fino ad oggi la scuola”.

Ritengo opportuno far rilevare che quest’ultima espressione è virgolettata, perché non rappresenta un mio giudizio, ma è un autorevole parere della commissione Bianchi, che aveva a suo tempo ricevuto, come del resto in più circostanze ho avuto occasione di sottolineare in questi commenti, dalla ministra Azzolina l’incarico di fare proposte idonee a traghettare il sistema scolastico dal primo anno della pandemia a quello successivo. Se l’affermazione contenuta nel Rapporto può sembrare molto pesante, questa, tenuto conto della sua provenienza, deve fare riflettere e – dico io – non poco.

Un po’ di storia

Esaminare la storia della scuola secondaria di primo grado, denominata anche scuola media inferiore, può essere utile per capire se tutto è tendenzialmente negativo oppure se esistano degli aspetti positivi. È un dato accettato da tutti che negli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso, quindi negli anni della sua prima attuazione come servizio scolastico (la legge istitutiva è, infatti, del 31 dicembre 1962, la n. 1859) ha raggiunto l’obiettivo che il legislatore si era proposto: far crescere la scolarità italiana attraverso il completamento dell’obbligo scolastico.

Introdotto, infatti, l’obbligo scolastico a quattordici anni, era necessario fare in modo che tutti arrivassero, al quattordicesimo anno, frequentando un percorso scolastico. Si deve anche aggiungere che il legislatore dell’epoca, sensibilizzato da una maggioranza aperta al sociale, aveva soppresso le ormai superate, da un punto di vista contenutistico, scuole di avviamento professionale e aveva introdotto una scuola media nuova, meno legata a contenuti umanistici e più portata ad offrire una preparazione tecnica e scientifica, sia pur di base. Sicuramente questo obiettivo è stato raggiunto in modo soddisfacente.

Purtroppo la legislazione, degli anni Novanta del Novecento e quella degli ultimi due decenni, non hanno saputo introdurre quegli elementi indispensabili all’aggiornamento della scuola secondaria di primo grado, che non doveva più solo garantire la frequenza degli alunni, ma doveva dare inoltre una preparazione nuova, che tenesse conto anche della personalità dei beneficiari. In parole più sintetiche si può dire che la scuola media inferiore doveva e, soprattutto ora, deve puntare a garantire il diritto all’apprendimento, cioè deve essere in grado di garantire un percorso didattico costruito su misura dell’allievo.

Se negli anni Settanta-Settanta del Novecento era sufficiente fare in modo che fosse garantita la presenza, perché l’alta percentuale di presenza era indice di successo dell’istituzione scolastica, oggi tutto questo non basta più perché è necessario, per arrivare a risultati da valutare in termini positivi, che venga attuato nelle classi un percorso nuovo che possa garantire al preadolescente il diritto all’apprendimento.

Un tentativo che voleva andare in questa direzione è stato realizzato con l’introduzione del tempo pieno, con l’ obbiettivo appunto di rendere più facile la costruzione di programmi personalizzati. Va altresì registrato che sostanzialmente questo modello di tempo pieno non è mai decollato. Le statistiche ministeriali dimostrano che, invece, è prevalso un modello che ha “concentrato tutta l’attività scolastica durante la mattinata (8-14, come orario generalizzato).

Per chiudere questo richiamo storico, si può dire sinteticamente che la scuola secondaria di primo grado ha certamente raggiunto il primo obiettivo, quello cioè di garantire la partecipazione fino al quattordicesimo anno di età; non ha avuto però la possibilità di introdurre, per diversi motivi, quegli elementi innovativi in grado di convincere sempre l’alunno ad una partecipazione motivata.

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Le proposte

Oggi certamente è possibile fare qualcosa. In altri termini, oggi, senza aspettare indicazioni dall’alto, si può intervenire. La parola magica per questo intervento è “autonomia”, istituto quello dell’autonomia introdotto a suo tempo dal Parlamento legiferante. Grazie a quest’innovazione normativa, l’istituzione scolastica può introdurre una serie di elementi che vanno nella costruzione di percorsi di apprendimento legati e modellati sui singoli allievi.


Un’ipotesi di lavoro molto interessante è quella che vuole una riorganizzazione del curricolo. Mentre oggi si riscontra una sua sostanziale rigidità, questa può essere superata, articolando i curricoli in tre parti:

  • Un nucleo fondamentale di discipline vincolanti per tutti e per l’intero percorso.
  • Un nucleo complementare con discipline motivanti da proporre esclusivamente in forma di laboratori modulari.
  • Un nucleo integrativo di discipline o di attività da sviluppare sia in ambito scolastico sia sul territorio, che servano ad arricchire il percorso personalizzato. Attività dunque queste ultime legate in modo particolare alle inclinazioni del preadolescente.

In questo modo si introducono momenti che possono essere considerati, tra le altre cose, lavori di vero orientamento.

Prof. Franco Peretti
Esperto di metodologie formative

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Franco Peretti

Professore ed esperto di diritto europeo

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