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Violenza sulle donne, la Polizia lancia la campagna di sensibilizzazione

Alla vigilia della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, la Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato, alla presenza del Ministro dell’Interno e del Capo della Polizia, Direttore Generale della Pubblica Sicurezza, presenta a Catania la 5ª edizione della brochure “Questo non è amore“, campagna nazionale permanente finalizzata a prevenire la violenza di genere.

Con questo progetto la Polizia rinnova il proprio impegno a sensibilizzare, in modo semplice e lineare, le vittime di violenza e non solo, nella convinzione che la lettura delle storie raccontate nella brochure, purtroppo tutte vere, rappresenti uno stimolo a chiedere aiuto e a denunciare.

Nell’opuscolo, oltre ad approfondire questo sistema, vengono raccontate le testimonianze di vittime ma anche di carnefici, illustrati alcuni dati statistici delle Divisioni anticrimine e, infine, si ricorda lo strumento messo a disposizione dalla Polizia di Stato per segnalare situazioni di violenza domestica. Si tratta dell’App YouPol, che permette di segnalare anche in forma anonima, oltre a episodi di spaccio e bullismo, anche reati di violenza che si consumano tra le mura di casa.

Nel 2021 sono 103 le donne vittime di femminicidio, oltre la metà uccise dall’ex o attuale partner

Secondo le segnalazioni raccolte dalle Divisioni Anticrimine delle Questure ogni giorno in Italia sono 89 le donne vittime di reati di genere e nel 62% di casi si tratta di maltrattamenti in famiglia. Dal primo gennaio al 7 novembre 2021 sono state uccise 103 donne, una ogni tre giorni, di cui 87 in ambito familiare-affettivo, e 60 di loro hanno trovato la morte per mano del partner o dell’ex partner. Il tasso più alto di donne che si rivolgono alle Forze dell’ordine per le richieste di ammonimento si registra nelle regioni del Sud, in particolare in Sicilia.

Grazie alle iniziative già realizzate dalla Polizia di Stato sul campo della prevenzione, è stato possibile registrare una leggera diminuzione dell’andamento degli omicidi di donne rispetto agli omicidi in genere: se nel periodo gennaio-agosto 2020 le donne vittime di femminicidio erano il 48% di tutte quelle uccise, nell’analogo periodo del 2021 l’indice è sceso al al 41%.

Altri importanti dati relativi ai femminicidi che spingono a più di una riflessione sono quelli relativi agli autori di questi gravi reati, alle modalità e alla nazionalità delle vittime: nel 72% dei casi l’autore è il marito o l’ex marito, in 1 caso su 2 ha usato un’arma da taglio e il 70% delle vittime erano italiane. Quest’ultimo elemento sfata il falso mito che gran parte delle donne vittime di omicidio basati su motivi di genere siano di etnia straniera.

Sale il dato delle donne che lasciano figli piccoli: nel gennaio-agosto 2020 era del 25%, mentre nell’analogo periodo del 2021 del 31%; è del 40% se si considerano gli omicidi commessi fino alla data della pubblicazione della brochure.

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La sfida contro il femminicidio è una battaglia di civiltà: fondamentale la campagna di prevenzione

Affrontiamo il tema della violenza di genere ben consapevoli della sua estrema gravità. Sappiamo che è una prerogativa assoluta, una battaglia di civiltà” queste le parole con cui il capo della Polizia Lamberto Giannini ha presentato l’iniziativa.

Sapere di poter contare su poliziotti capaci, – ha aggiunto – che ogni giorno accolgono le vittime con umanità, sapere di poter contare sul loro profondo senso del dovere, mi consente, infatti, di poter guardare negli occhi ogni singola donna, vittima di violenza, e di poterle dire: non sei sola“.

Sul fronte della prevenzione continua ad essere l’ammonimento del Questore il provvedimento più efficace: secondo il Direttore Centrale Anticrimine, Prefetto Francesco Messina, “La sfida contro il femminicidio si gioca esclusivamente nel campo della prevenzione”, ed infatti l’intervento repressivo, ovvero l’arresto di chi arriva a compiere un atto del genere, assume un valore del tutto relativo poiché avviene laddove gli strumenti preventivi non abbiano avuto efficacia.

Il numero più alto di ammonimenti per atti persecutori si registra al Sud; mentre quello degli ammonimenti per violenza domestica nelle regioni del Nord. Aumenta di poco il numero delle recidive nei casi di violenza domestica: i soggetti denunciati successivamente all’irrogazione dell’ammonimento passano dal 7% al 9%; diminuiscono sensibilmente invece le recidive per atti persecutori: dall’11% al 6%. Nel 49% dei casi i soggetti ammoniti, sia per stalking che per violenza domestica, vivono o hanno vissuto con la vittima.

Supporto anche per gli uomini vittime di violenze

Si offre, però, anche una mano agli uomini maltrattanti, a coloro che agiscono violenza senza ancora sfociare in un reato più grave che richiede un intervento di polizia giudiziaria. Grazie al ‘Protocollo Zeus‘ la Polizia è in grado di indicare anche agli uomini un percorso utile per uscire dal ciclo della violenza, una strada per gestire la loro rabbia.

In questo senso il contributo delle Forze dell’ordine è fondamentale e diventa il punto di partenza che permette di entrare in una rete composta da istituzioni, enti locali, centri antiviolenza e di recupero dei maltrattanti, associazioni di volontariato che si impegnano ogni giorno per affermare un’autentica parità di genere, contro stereotipi e pregiudizi.

Che cos’è il “Protocollo Zeus”?

Il “Protocollo Zeus” amplifica l’efficacia dell’ammonimento del questore andandosi ad occupare dell’uomo che maltratta. Introdotto dalla legge 119 del 2013, questo protocollo cambia l’approccio della prevenzione rivolgendo la sua attenzione alla figura dell’uomo maltrattante o stalker, introducendo strumenti unici in Europa per spezzare il ciclo della violenza, aiutare gli autori di queste condotte a comprendere la gravità delle proprie azioni, e far loro apprendere come vivere e gestire le relazioni personali ed affettive in modo sano e rispettoso della partner.

Si parte dall’ammonimento del questore, rivolto alla persona che sta attuando condotte che procurano danno o sofferenza nelle relazioni strette, prima che possano interessare il sistema penale. Gli ammoniti arrivano a colloquio e vengono accompagnati in un percorso che li porta alla consapevolezza della gravità e del rischio connesso alla sua modalità di agire, a rendersi conto della soglia critica a cui è arrivata, oltre la quale c’è il rischio dell’arresto e dell’avvio di un procedimento penale

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Esserci sempre è l’impegno costante della Polizia, che proseguirà anche dopo il 25 novembre con il progetto “Camper”

Con l’opuscolo “Questo non è amore” si vuole offrire alla cittadinanza un servizio di informazione, sensibilizzazione ed aiuto sui temi del contrasto alla violenza di genere, anche per l’emersione del “sommerso”, con l’obiettivo di aiutare le donne a difendersi da violenze fisiche, psicologiche, verbali ed economiche.

Spesso il primo passo è il più difficile: la paura di essere giudicate, la vergogna di raccontare dettagli della propria vita privata, il timore di rimanere sole. A volte però basta solo una spalla a cui appoggiarsi, qualcuno con cui parlare, una rete di sostegno indispensabile per iniziare un nuovo percorso di vita libero dalla violenza e dal dolore.

La campagna “Questo non è amore” non si ferma al 25 novembre, poiché è fondamentale che l’azione di prevenzione e di informazione sia portata avanti costantemente, tutto l’anno. Infatti la Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato coordina a livello nazionale il progetto “Camper“, con cui équipe multidisciplinari composte da funzionari di polizia, medici, psicologi, rappresentanti di centri antiviolenza e ad altre istituzioni e associazioni impegnate su questi temi, distribuiscono la brochure nelle piazze, mettendo a disposizione le proprie competenze per aiutare le donne a sentirsi meno sole e a liberarsi di violenze e sopraffazioni, a volte nascoste e vissute il solitudine.

Esserci sempre è un impegno costante perché, come affermato dal Prefetto Lamberto Giannini, “il silenzio aiuta l’aguzzino, mai la vittima“.

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