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Alla scoperta del Parco del Pollino, l’area protetta più grande d’Italia

Il Parco Nazionale del Pollino che si estende, con i suoi 192 mila ettari, tra il sud della Basilicata e il nord della Calabria è l’area protetta più grande d’Italia. In esso è inserito il gruppo montuoso del Pollino il più elevato dell’Appennino Meridionale. Il versante lucano del Parco è suddiviso in quattro vallate principali: la Valle del Mercure, la Valle del Frido, la Valle del Sarmento e la Valle del Sinni. Appartengono al territorio calabrese la Valle del Raganello e la Valle del Coscile. Il Parco offre una moltitudine di paesaggi incantevoli, con grandi aree incontaminate e differenti a seconda dell’altitudine.

Il Parco è consigliato a chi ama il trekking e l’escursionismo, a chi ama il contatto diretto con la natura più incontaminata e selvaggia, a chi ama l’alpinismo e il rafting, agli amanti del torrentismo più estremo e a tutti coloro che hanno voglia di scoprire un territorio solitario e silenzioso rotto solo dal vento che si infrange tra le foglie degli alberi, o gustare sapori e sensazioni ormai dimenticate. Visitare il Parco Nazionale del Pollino è un’esperienza unica che non dimenticherete. Ritroverete il piacere dell’abbraccio della natura selvaggia ed incontaminata, scoprirete la cultura antica della popolazione locale, gentile e discreta, il gusto dei sapori veri.Sulle cime dei monti volgendo lo sguado sia ad est l’orizzonte è il mar Jonio,ad ovest il mar Tirreno. Il Parco Nazionale del Pollino è uno scrigno che custodisce dei veri e propri tesori della biodiversità. Sulle vette più alte potrete vedere il sia il Pino Loricato, che cresce solitario sulle pareti più impervie, sia in volo i rarissimi esemplari di aquila reale.

Questo territorio si mostra ancora nel suo aspetto più integro e selvaggio offrendo una varietà di paesaggi di straordinaria bellezza. Ogni vallata possiede peculiarità ambientali, paesaggistiche ed antropiche specifiche permettendo di spaziare da distese fiumare pietrose ad alte vette coperte di neve anche nei periodi primaverili, attraversando nella quota collinare i campi agricoli coltivati. Il territorio del Parco è punteggiato da 56 comuni, di cui 24 in Basilicata. Solo una piccola minoranza ha le dimensioni di una cittadina. I restanti sono piccoli comuni, veri e propri borghi di pietra arroccati sui monti, dove le case sono addossate le une alle altre, caratterizzati da piccole botteghe, dalla piazza che diventa luogo di incontro, dalle chiese e dalle tante cappelle che testimoniano la profonda religiosità degli abitanti. Infine, spesso sono contrassegnati da un palazzo baronale o dai ruderi di un castello che sta a guardia, come un tempo, sulle fiumare o sulle valli da dove poteva arrivare il nemico.

Questi tipici paesi sono abitati da contadini, pastori, artigiani e da minoranze etniche quali gli albanesi che hanno custodito gelosamente le loro tradizioni, la loro lingua e i loro costumi. Più in alto spettacolari vallate di alta quota, immense foresti verdeggianti di faggio, di castagno, di cerro coperti di muschio, di funghi, di erbe aromatiche e popolate dal lupo appenninico, dal capriolo, dall’aquila reale, dal gufo nero, dal corvo imperiale.Ancora più in alto nelle solitarie vette maestose trovano rifugio, oltre che nei Balcani, magnifici esemplari di Pino Loricato. Albero imponente ed elegante, di straordinaria bellezza, propaggine dell’ultima glaciazione deve il suo nome alla struttura della corteccia che ricorda vagamente le loriche, piastre metalliche delle antiche corazze romane. Dai profili contorti, a causa del peso della neve e dei forti venti a cui è sottoposto, il Pino Loricato simbolo del Parco, può essere considerato per la sua rarità quasi un “monumento”, anche dopo la morte il suo tronco perdendo la corteccia resta lì in piedi per anni a guardia del territorio circostante.

Tra tutti questi luoghi nascono sorgenti di acqua limpida e pura che scende a valle a riempire le numerose gole di cui il Parco è ricco quelle del Raganello, del Lao, i fiumi Frido, Peschiera, Argentino solo per citarne alcuni. Durante il loro tragitto verso valle, nel corso dei millenni, hanno colmato grandi pianure trasportando detriti, hanno modellato scolpendo le cime montuose o scavato ampie pianure e spettagolari gole.Le prime testimonianze di frequentazione dell’area del Pollino sono documentate nelle grotte di Latronico che hanno restituito reperti a partire dal Mesolitico fino all’età del Ferro. Altre testimonianze della presenza dell’uomo preistorico sono le eccezionali incisioni graffite sulla roccia nella Grotta del Romito, nei pressi di Papasidero in Calabria, raffiguranti il bos primigenius.

Un’altra peculiarità del territorio e quindi un’altra esperienza per i visitatori è quella dei prodotti tipici del Pollino, resi autentici e genuini dal processo di lavorazione secondo antiche tradizioni, dal peperone di Senise, alla melanzana rossa di Rotonda, dal miele alle marmellate, dai salumi prodotti con carne di primissima scelta ai prodotti lattiero-caseari fatti con latte di pecore e capre allevate allo stato brado che si cibano delle erbe spontanee dei pascoli.

Le principali Vette (mt)

Serra Dolcedorme (2.267)
Monte Pollino (2.248)
Serra del Prete (2.181)
Serra delle Ciavole (2.127)
Serra di Crispo (2.053)
La Mula (1.935)
Monte Alpi (1.900)
Monte Caramolo (1.827)
La Montea (1.825)
Monte La Caccia (1.744)
Timpa Falconara (1.656)
Monte La Spina (1.652)
Timpa di San Lorenzo (1.652)
Monte Palanuda (1.632)
Monte Sellaro (1.439)

Principali Corsi d’acqua (km)

Sinni (97)
Lao (64)
Coscile (49)
Esaro (44)
Sarmento (36)
Raganello (32)
Frido (25)
Abatemarco (20)
Rosa (19)
Argentino (19)
Peschiera (17)

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Piero Abrate

Giornalista professionista dal 1990, in passato ha lavorato per quasi 20 anni nelle redazioni di Stampa Sera e La Stampa, dirigendo successivamente un mensile nazionale di auto e il quotidiano locale Torino Sera. È stato docente di giornalismo all’Università popolare di Torino.

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