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Mr. Draghi e la pandemia di Coronavirus: un’interpretazione suggerita

Mario Draghi, ex presidente della Bce, nel suo editoriale sul Financial Times del 25 marzo 2020 dal titolo “We face a war against coronavirus and must mobilise accordingly”, considera inevitabile l’insorgere di una profonda recessione e, per evitare che la recessione si trasformi in una prolungata depressione, invita ad agire con determinazione e rapidità. È chiaro, afferma Draghi, che gli interventi da attuare comporteranno un significativo aumento del debito pubblico (“It is already clear that the answer must involve a significant increase in public debt”).

Tra gli interventi da attuare Draghi segnala la necessità di erogare prestiti a costo zero (“banks must rapidly lend funds at zero cost to companies prepared to save jobs”) con capitale garantito dallo Stato (“the capital they need to perform this task must be provided by the government in the form of state guarantees”).

Che cosa spinge Mario Draghi a proporre di erogare prestiti a costo zero con capitale garantito dallo Stato e interventi che determineranno un significativo aumento del debito pubblico? Certamente è dovuto alla gravità della crisi economica causata dalla pandemia di Coronavirus, questa umana tragedia di potenziali proporzioni bibliche (“human tragedy of potentially biblical proportions”).

In questo scenario tragico i più ferrei principi dell’eurozona sono saltati: il contenimento del debito pubblico, i vincoli del Patto di Stabilità e di Crescita, le condizioni del Mes.

draghi coronavirus

Ci sono altri principi che potranno saltare?

Se le quattro Agenzie di rating dovessero declassare a BBB- i titoli di Stato dei Paesi dell’eurozona (per esempio quelli italiani), la Bce non potrà più acquistarli, perché non è consentito acquistare titoli classificati come “spazzatura”: questo potrebbe essere il prossimo principio destinato a saltare, e la Bce potrebbe quindi acquistare anche titoli spazzatura (junk bonds).

E cosa dire delle banche? Presterebbero volentieri denaro a costo zero? È difficile solo pensarlo. Non tanto per la mancanza di garanzie (che verrebbero fornite dallo Stato a copertura di una parte dei prestiti alle imprese), e nemmeno per il rischio di un probabile declassamento delle Agenzie di rating a causa di crediti deteriorati, ma perché non rientra nella logica delle banche prestare denaro a costo zero. Anche questa logica potrebbe saltare, e quindi le banche si “presterebbero” a erogare prestiti a costo zero.

Se i principi ai quali l’eurozona e le banche sono saldamente ancorate saltano, perché non accettare anche la possibilità della doppia circolazione della moneta: l’euro gestito dalle banche e la moneta digitale gestita dallo Stato. Ne trarrebbero benefici sia l’Italia che l’Europa.

L’Italia ne beneficerebbe in quanto avrebbe l’occasione di far fronte all’emergenza e alla ripresa economica senza fare aumentare il debito pubblico. La nuova moneta che l’Italia utilizzerebbe sarebbe di natura digitale e di tipo scritturale, come quella utilizzata dalle banche per erogare mutui e prestiti. Non trattandosi di criptovaluta, non ci sarebbe utilizzo di ingenti quantità di energia elettrica per “minare” (estrarre) le criptovalute. La Bce ha già approvato l’utilizzo delle criptovalute da parte dei privati, e quindi non ci sarebbe motivo perché sia contraria all’utilizzo di criptovalute da parte di comuni, regioni e Stato. Inoltre, nulla cambierebbe per la Bce se lo Stato utilizzasse, in luogo della criptovaluta, una moneta digitale scritturale, garantita con il Patrimonio immobiliare dello Stato, per scambi internamente al territorio italiano e circolante parallelamente all’euro.

L’Europa ne beneficerebbe in quanto l’Italia, utilizzando una propria moneta interna, non farebbe ricorso ai prestiti della Bce e del Mes, e quindi i soldi che sarebbero stati destinati a lei verrebbero destinati agli altri Paesi dell’eurozona, che, peraltro, si sentirebbero sollevati dal timore che l’Italia non possa riuscire, dato il suo elevato debito pubblico, a far fronte ai suoi impegni quando, a fine emergenza sanitaria ed economica, verranno ripristinati i vincoli del Patto di Stabilità e di Crescita.

Claudio Maria Perfetto

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