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Alla scoperta del Molise: il Borgo antico di Termoli

TERMOLI. La costiera molisana è una fonte inaspettata di sorprese: è qui che si trova Termoli, un comune di circa 33 mila abitanti. Per popolazione è il secondo della regione dopo Campobasso. Il nome di Termoli deriva da Terma o Termine, inteso come zona di confine. Ma alcuni dicono che la sua origine si debba a Ter molitus, dal latino tres moles, fortezze o torri

Si caratterizza per la presenza di un promontorio sul quale sorge l’antico borgo marinaro, delimitato da un muraglione che cade a picco sul mare. La città si estende oggi sulla costa e verso l’interno, ma il suo centro propulsore è il promontorio sul mare Adriatico, sede del caratteristico borgo antico, topograficamente diviso dal resto della città dalle mura di contenimento e dal castello. Quest’ultimo è il monumento più rappresentativo, con la sua architettura semplice, priva di qualsiasi ornamento, che l’ha reso immortale nel tempo: per le sue caratteristiche difensive si pensa sia stato costruito in epoca normanna, intorno all’XI secolo, nei pressi di una preesistente torre longobarda. Una torre quadrata poggia su un tronco di piramide, e la torre è circondata da un bastione con quattro torrette cilindriche poste ai lati.

Anche il borgo storico venne costruito sulle rovine di una struttura già esistente, probabilmente un villaggio dei pescatori distrutto dai Turchi. Con le sue piazzette e le sue mura di contenimento si distacca totalmente dalla parte della cttà nuova, ed è noto, oltre che per la presenza del castello, anche per i suoi stretti vicoli, a partire dalla Rejecelle, la viuzza larga una quarantina di centimetri che si contende con il vicolo di Ripatransone, in provincia di Ascoli Piceno, il primato di via più stretta d’Italia.

Rejecelle e tra i vicoli più stretti d’Italia. Sopra, il castello

Da visitare è la cattedrale dedicata a Santa Maria della Purificazione, le cui prime mura (di cui rimane ben poco) risalgono al 575 d.C. La cattedrale venne eretta sulle rovine di un tempio romano dedicato a Castore e Polluce, al tempo del Ducato Longobardo di Benevento. Alta 22 metri, la cattedrale si offre agli occhi del visitatore con la facciata a doppio ordine di interventi e un rosone nella zona superiore: la parte bassa è la costruzione originaria e la parte alta è quella ricostruita dopo il terremoto del 1456. Spoccano nella parte bassa alcuni elementi dell’architettura pugliese del periodo svevo, dove sono evidenti influssi pisani ed islamici: questi ultimi appaiono negli archi a forma di cavallo e nei capitelli delle lesene. Nella cripta è conservata la lapide, datata 1239, che copriva il loculo murato nelle fondazioni contenenti le ossa di San Timoteo, che vennero nascoste qui dopo essere state recuperate a Costantinopoli nel corso della quarta Crociata. Alcune statue, tra cui quella di San Basso ed alcuni altorilievi, ornano la facciata.

La cattedrale dedicata a Santa Maria della Purificazione
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Piero Abrate

Giornalista professionista dal 1990, in passato ha lavorato per quasi 20 anni nelle redazioni di Stampa Sera e La Stampa, dirigendo successivamente un mensile nazionale di auto e il quotidiano locale Torino Sera. È stato docente di giornalismo all’Università popolare di Torino.

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