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Alternanza scuola-lavoro: la scelta dell’imprenditore

Nell’articolo pubblicato lunedì 4 gennaio dal titolo “Alternanza scuola lavoro: un ulteriore tentativo di approfondimento” avevo fornito una serie di risposte ai quesiti sul tema posti da una lettrice. La signora Silvia, nella sua lettera mi incalza e stimola, manifestando una serie di perplessità sui rischi che si possono incontrare da parte della scuola nella scelta di un imprenditore con il quale svolgere il modulo di alternanza scuola lavoro. Giustifica queste sue incertezze facendo riferimento alla situazione sociale delle grandi città, Roma compresa. Cerco, allora, di dare una risposta introducendo anche due premesse molto importanti.

Alternanza scuola lavoro, prima premessa: non esistono soluzioni certe

Mi preme subito dire che non esistono soluzioni certe. Anche, infatti, le scelte che possono sembrare ottime sulla carta, perché rispondono a tutta una serie di condizioni, nell’attuazione concreta possono offrire sorprese. Certamente esistono casi in cui le soluzioni scelte anche con la massima cura, producono soluzioni non previste. Devo anche dire, però, che i risultati negativi sono sempre meno probabili quando le procedure sono rispettate con puntiglioso metodo.

Non solo. Se si utilizzano i percorsi legati alle buone pratiche, quasi sempre il risultato è positivo e, anche quando il risultato positivo non si raggiunge, i danni non sono mai completamente irreparabili.

Alternanza scuola lavoro, seconda premessa: l’imprenditore

È opportuno sottolineare ancora che nel modulo di alternanza scuola lavoro, il ruolo dell’imprenditore è fondamentale. Prima dell’entrata in vigore della normativa sull’alternanza, all’imprenditore era riservato il ruolo dell’ospite. L’imprenditore cioè era colui al quale era affidato, grazie alla sua generosità sociale, il compito di riceve l’allievo per fargli conoscere l’azienda e la sua organizzazione.

Con il precitato provvedimento sull’alternanza, la funzione dell’imprenditore cambia completamente e viene enfatizzato: diventa a pieno titolo un docente al quale è assegnata un’attività precisa, quella di garantire un puntuale aggiornamento dell’allievo a lui affidato. Grazie, infatti, a tutta una serie di informazioni, che devono essere declinate in modo analitico nel documento progettuale, l’imprenditore si impegna ad illustrare l’attuazione concreta dei processi citati nel programma.

In altre parole, alla scuola tocca il compito di fornire nozioni astratte e principi metodologici, mentre all’imprenditore compete l’onore di offrire esempi concreti di percorsi operativi, presentati astrattamente durante le lezioni in aula. Inutile ribadire, ma lo voglio fare ugualmente, che la figura dell’imprenditore come docente diventa di fondamentale importanza.

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La scelta dell’imprenditore: il ruolo del collegio docenti

Da quanto ho appena premesso, la scelta dell’imprenditore diventa molto importante e va fatta valutando tutte le caratteristiche che l’imprenditore presenta.

È ovvio che il compito di scegliere l’imprenditore spetta al collegio docenti che, in seduta plenaria, individua non solo le caratteristiche delle imprese da coinvolgere, ma definisce i punti che garantiscono il collegamento tra l’attività scolastica da approfondire e quella svolta a livello aziendale. Non è però ancora attuato il lavoro concreto di verifica. A questo compito sovraintende il tutor che, per le competenze professionali specifiche che deve (dico “deve”, altrimenti non è un tutor all’altezza del suo compito) possedere, procede ai contatti aziendali del caso.

La scelta dell’imprenditore: procedure per l’individuazione

Una riflessione va inoltre fatta sulla procedura per l’individuazione dell’impresa. Non nascondo che questa è una operazione molto delicata perché, se nelle piccole realtà provinciali la conoscenza diretta è sovente idonea a non far commettere errori da parte della scuola – infatti spesso il contatto è rapido e mirato– nelle aree metropolitane il contatto non è facile e, qualche volta, si corre il rischio di avere rapporti con un apparente imprenditore ma non con chi detiene il bastone del comando effettivo.

A questo proposito, allora, mi sembra opportuno indicare qualche buona pratica: in ogni scuola si deve creare un gruppo di lavoro operativo, che veda coinvolti i soggetti protagonisti dell’attività istruttoria. Mi riferisco in particolare alle famiglie, agli enti locali, alle autorità amministrative, alle organizzazioni sociali. Sono tutti soggetti che hanno un collegamento molto puntuale con il territorio.

Oltre ai rappresentati delle famiglie, che ovviamente sanno ben rappresentare le preoccupazioni dei genitori, è importante la presenza di un delegato dell’amministrazione comunale. Come ben si sa, il comune, con i suoi uffici, è in grado di leggere anche le criticità aziendali e, quindi, di conoscere le eventuali aziende che non devono essere coinvolte nell’alternanza scuola lavoro.

In secondo luogo, va percorsa la procedura per avere all’interno del gruppo di lavoro un rappresentante della Prefettura. Questa istituzione, con i suoi uffici per l’ordine pubblico e la sicurezza, conosce tutti i punti che presentano rischi e, quindi, è in grado di offrire i suoi, quanto mai fondati, pareri. A mio avviso uno stretto rapporto tra scuola e amministrazione prefettizia può contribuire ad evitare “cattivi incontri”.

In terzo luogo, nel gruppo di lavoro deve trovare posto un rappresentate delle associazioni imprenditori. Anche questa presenza può contribuire a garantire collaborazioni senza rischi.

Come si vede, la procedura per la scelta dell’impresa presenta alcune difficoltà che possono generare ostacoli, ma ha anche strumenti molto idonei a superare le difficoltà stesse.

Il monitoraggio del progetto

Un’ultima considerazione. Molte volte si corre il rischio di pensare che, una volta inserito l’allievo in azienda, tutto è esaurito e il progetto è realizzato. Nulla di vero in tutto questo. Vi sono, infatti, due figure che hanno il compito di sorvegliare sulla sua attuazione. I due protagonisti sono il tutor della scuola e il tutor aziendale che, insieme, devono garantire che gli obiettivi inseriti nel progetto vengano raggiunti.

Non è un caso se si parla di monitoraggio in itinere, vale a dire del controllo dell’andamento dell’attività. In questo contesto il tutor della scuola ha il dovere di verificare che l’allievo si trovi ben inserito e non subisca strane pressioni che potrebbero portarlo fuori strada.

Conclusione

Ho cercato, sia pure in modo schematico, di dare qualche risposta a Silvia, vedendo in Silvia – perché ben li rappresenta – tutti quei genitori o quei parenti che guardano alla scuola con tanta speranza, ma anche con qualche preoccupazione.

Prof. Franco Peretti
Esperto di metodologie formative

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Franco Peretti

Professore ed esperto di diritto europeo

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