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Alternanza Scuola-Lavoro: un flop?

In questi giorni di pausa natalizia, mentre guardo con preoccupazione al 7 gennaio e alla conseguente ripresa dell’attività scolastica, girando lo sguardo indietro, mi soffermo con una relativa calma e senza l’angoscia di dover agire subito, come a volte richiede l’emergenza, su diverse iniziative scolastiche del passato anche recente per fare qualche considerazione valutativa.

In questo contesto mi sembra utile prendere in esame un progetto collegato alla scuola secondaria superiore, quello dell’alternanza scuola-lavoro. Si tratta infatti di un modulo formativo che prevede l’inserimento dell’allievo per un certo numero di ore nel mondo produttivo reale, in quel mondo cioè che offre al giovane la possibilità di conoscere uno spaccato della vera vita economica.

Da un punto di vista didattico poi mi sembra, sotto diversi aspetti, un intervento da un lato innovativo, in quanto destinato a creare collegamenti stretti tra scuola e mondo delle imprese e dall’altro programmatico-educativo, in quanto destinato a spingere i docenti alla riprogettazione dei moduli scolastici.

Se si tiene conto però delle informazioni fornite nei periodi precedenti alla pandemia dagli organi di stampa si dovrebbe affermare che il progetto di alternanza è fallito. Nelle cronache giornalistiche si è parlato, ed ancora oggi si parla, solo di manifestazioni di studenti in tutta Italia, con proteste contro i provvedimenti, che hanno introdotto nelle superiori l’alternanza scuola-lavoro.

Prima di dare una valutazione negativa sulla normativa, che regola la materia, è a mio avviso necessaria una riflessione, altrimenti si corre il rischio di valutare senza conoscere e quindi di buttare via il bambino con l’acqua sporca. Del resto non si deve mai dimenticare che fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce.

Alternanza Scuola-Lavoro

La fonte della normativa progettuale

Il Parlamento ed il Governo italiano hanno adottato i provvedimenti sull’alternanza in totale sintonia con le indicazioni dell’Unione Europea, che con uno suo documento ha sottolineato l’opportunità di interventi da parte delle autorità nazionali sull’istruzione e formazione al fine di rispondere “alle nuove esigenze della società europea in materia di standard di qualità e risultati di apprendimento”, esigenze “da collegarsi al bisogno di competenze necessarie ai giovani per il loro inserimento con successo nel mondo del lavoro”

È l’Unione Europea che ha dunque sottolineato, in un quadro generale di riforma, la necessità di un’impostazione nuova, idonea a generare un più stretto contatto tra scuola e mondo delle imprese. Il sistema scolastico italiano, in base all’impostazione comunitaria, e stato rivisitato dal Parlamento e dal Governo e ha ricevuto nuove indicazioni operative, da considerarsi sotto tutti gli aspetti innovative e foriere di modifiche da un punto di vista culturale e di mentalità. Tutti i soggetti interessati sono pertanto chiamati a nuovi compiti. Qualche richiamo a queste novità.

Novità per la scuola

La legislazione italiana, con diverse norme, ora prevede un periodo di alternanza scuola-lavoro ed assegna agli istituti scolastici il compito di organizzare con le imprese la presenza degli allievi nelle strutture aziendali. Ecco alcuni elementi significativi: l’allievo va inserito nell’azienda con un percorso formativo, che deve essere costruito dalla scuola con l’impresa ospitante e deve essere questo percorso collegato al curriculum dello studente.

L’inserimento non deve essere basato su elementi generici, ma deve tenere conto dei fattori che nell’attività in azienda possono completare il lavoro didattico nella scuola. Non solo, nella scuola deve essere individuato un tutor, che abbia competenza professionale per seguire da un punto di vista tecnico l’allievo e sia in grado di rapportarsi con il tutor che l’impresa deve mettere a disposizione. In sintesi due le novità per la scuola: progetto formativo, costruito con l’imprenditore ospitante e tutor con la preparazione professionale adeguata.

Nuovi compiti per l’impresa

L’impresa è chiamata ad un nuovo ruolo: il titolare dell’impresa, o un suo incaricato, diventa codocente, in altre parole un docente da collocarsi sullo stesso piano dell’insegnante o degli insegnanti dell’ istituzione scolastica. Egli deve dunque assumersi direttamente o tramite un suo collaboratore la responsabilità di somministrare attività di formazione.

Un concetto deve essere chiaro: l’allievo in alternanza non deve sentirsi in parcheggio né deve essere utilizzato a costo zero dall’imprenditore per sostituire personale assente o mancante. Certe critiche mosse all’istituto dell’alternanza scuola-lavoro sono la conseguenza del mancato rispetto da parte imprenditoriale di questo principio molto chiaro.

L’intenzione del legislatore è quella di offrire conoscenze aggiornate e dirette dei processi aziendali all’allievo, che entra nella struttura non per svolgere attività lavorativa, ma per apprendere. In parole semplici, il fine della sua presenza non è quello di lavorare ma è quello di conoscere. E per inciso diciamo anche di farsi conoscere, perché per certi aspetti un percorso di alternanza scuola-lavoro vale molto di più di un colloquio ai fini dell’assunzione.

Una nuova situazione per l’allievo

Il terzo soggetto, che citiamo per ultimo, perché è il più importante, è lo studente. A lui, destinatario e beneficiario finale di tutto il sistema di alternanza scuola-lavoro, sono riservate alcune prerogative, che in precedenza non aveva.

Innanzi tutto può, e deve per noi, partecipare alla costruzione del progetto ed esprimere le sue motivate esigenze. In secondo luogo l’allievo ha la possibilità, alla fine del percorso formativo in azienda, di esprimere la sua valutazione sull’attività e questa sua valutazione finirà nel documento richiamato nella “carta dei diritti e dei doveri dello studente”.

Proprio in queste settimane l’iter di approvazione del testo è terminato e quindi la carta è operativa a tutti gli effetti. È bene, sotto questo punto di vista, che gli studenti prendano coscienza, non solo dei loro doveri, ma anche del complesso delle loro prerogative per poter esigere l’applicazione di tutto quanto nella legge è previsto.

Considerazione finale

Di fronte a tutte le novità introdotte dalla legislazione è necessario che prima di tutto ci sia conoscenza precisa delle innovazioni e, in secondo luogo si attui un rigoroso rispetto della legge, cambiando prassi e comportamenti se necessario. Solo in questo modo le eventuali critiche saranno costruttive e potranno portare ad eventuali adattamenti legislativi.

Alla luce di quanto ho testè esposto, credo che diversi fallimenti di alternanza trovino proprio origine nel mancato rispetto delle procedure e, in qualche caso, nell’impostazione burocratica del progetto di alternanza, progetto che ha visto privilegiare la compilazione delle carte rispetto all’ efficace applicazione delle norme. Un’ultima riflessione: non è detto che tutto sia fallito, molte sono gli esempi positivi, che si possono citare. E proprio da queste buone pratiche si deve partire per continuare meglio.

Prof. Franco Peretti
Esperto di metodologie formative

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Franco Peretti

Professore ed esperto di diritto europeo

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