• DAL MONDO

Attacco ai sauditi, gli Usa pronti a colpire ma non è ancora chiaro chi…

RIAD. Gli Usa sono “pronti e carichi” per reagire agli attacchi contro Riad: lo twitta il presidente americano Donald Trump, precisando di attendere la conferma sulle responsabilità e le valutazioni dell’Arabia Saudita. Ma da Riad si fa sapere che le indagini iniziali condotte  “non sono stati lanciati dallo Yemen, come rivendicato invece dai ribelli Houthi, e sono state utilizzate “armi iraniane”. Lo ha riferito il portavoce delle forze armate saudite, colonnello Turki al-Malki, parlando con i giornalisti oggi a Riad. Il portavoce non ha aggiunto altro, spiegando che quando l’indagine sarà completa, verrà diffusa.

“Non è interamente chiaro chi sia dietro l’attacco alle strutture petrolifere saudite”, ha detto l’inviato speciale dell’Onu in Yemen, Martin Griffiths, durante una riunione del Consiglio di Sicurezza. “E’ un incidente estremamente serio, con conseguenze che vanno molto oltre la regione”, ha aggiunto, sottolineando che “gli attacchi rischiano di trascinare lo Yemen in una conflagrazione regionale”. Griffiths ha ribadito che “non c’è tempo da perdere” e bisogna trovare una soluzione politica. “Non ci sono prove che gli attacchi siano partiti dallo Yemen”, piuttosto i raid contro le installazioni petrolifere saudite potrebbe essere partiti dall’Iran o dal sud dell’Iraq. È quanto dice alla Cnn una fonte dell’amministrazione americana, che cita a conferma della sua tesi il punto in cui sono stati attaccati gli impianti e il numero di obiettivi colpiti: “Non si possono colpire 19 obiettivi con 10 droni come quelli”. Senza contare che “tutti i punti di impatto sugli impianti sauditi erano nella parte nordoccidentale, qualcosa che è difficile da fare dallo Yemen”. Una tesi confermata anche da esperti di intelligence che hanno avuto accesso a immagini satellitari private. Secondo il colonnello in pensione, Cedric Leighton, gli attacchi di sabato sarebbero “opera di un attore più sofisticato, più probabilmente uno stato: la natura precisa dell’intelligence usata per condurre gli attacchi, la missione che è riuscita a evitare di essere intercettata dai radar, come la scelta degli obiettivi, dimostra una capacità robusta, che dovrebbe essere opera di un governo o di un gruppo sponsorizzato da un governo.
I droni molto probabilmente sono partiti dal sud dell’Iraq o dall’Iran”.

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