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Banca Popolare di Vicenza è insolvente: ultimo capitolo di una storia tra alti e bassi

VICENZA. E’ un inizio di anno nero per il sistema bancario italiano. Dopo la vicenda di Carige, oggi si scrive una brutta e triste pagina per quella che fu la gloriosa Banca Popolare di Vicenza.
Il tribunale fallimentare di Vicenza ha infatti dichiarato ufficialmente il suo stato di insolvenza per uno squilibrio dei conti che i periti del giudice hanno valutato in 3,5 miliardi.
Il primo capitolo delle difficoltà della Popolare di Vicenza è datato 25 giugno 2017, quando fu avviata la procedura di liquidazione. La decisione odierna apre la strada all’accusa, da parte della Procura, nei confronti degli ex manager per una possibile bancarotta fraudolenta.

La Banca Popolare di Vicenza ha alle spalle una storia importante, legata allo sviluppo economico del Veneto e non solo. E’ nata nel 1886 come prima banca vicentina e prima banca popolare del Veneto. Per più di un secolo è rimasta radicata esclusivamente nel territorio cittadino.

A partire dagli anni 80 ha iniziato un’impegnativa e rischiosa politica di sviluppo, prima con l’acquisizione di alcune banche locali vicentine poi con l’apertura di filiali in diverse città del Nord Est, spaziando poi anche nel Nord Ovest. In questa attività di espansione ha assorbito altre sei banche del Venero e del Friuli, dando vita al Gruppo Banca Popolare di Vicenza.

Nel 1998 la Banca Popolare di Vicenza fa un ulteriore salto, ed entra a far parte, insieme al Banco Bilbao e all’Ina, del nucleo degli azionisti di riferimento di Bnl.

Ma il grande passo lo compie tra il 2000 e il 2002 con un complesso ridisegno dell’istituto,  con l’avvio dell’ambizioso “Progetto Centro-Sud” con l’acquisizione di Banca Nuova, con sede a Palermo, e Banca del Popolo con sede a Trapani. L’istituto diventa cosi presente nelle maggiori città siciliane e calabresi, con più di 100 sportelli, che raggiungono quota 500 nel 2002 e pongono la Popolare di Vicenza tra le banche italiane di maggior rilievo. A guidarla con forte spirito imprenditoriale era stato l’imprenditore Zonin, che rassegna le dimissioni nel 2015 e arrivano nel momento in cui la banca ha iniziato la sua stagione più tormentata e difficile della sua storia. Il 22 settembre 2015 vengono effettuate perquisizioni da parte della Guardia di Finanza. Le indagini riguardano il periodo antecedente al dicembre 2014, cioè prima che la vigilanza sulla banca Popolare di Vicenza passasse dalla Banca d’Italia alla Bce e che quest’ultima intervenisse imponendo una drastica pulizia nei conti che ha comportato svalutazioni e perdite per miliardi di euro.

Nel 2016 fu varato un piano di ridimensionamento con la chiusura di 150 filiali “improduttive”, l’eliminazione di tutte le partecipazioni non profittevoli. Quindi vi fu il tentativo di trasformazione in società per azioni con un aumento di capitale e l’ipotesi di quotazione in Borsa, ma la contrarietà della maggioranza degli oltre 10 mila soci bloccò il progetto e dopo un anno vissuto tra polemiche, accuse e infruttuosi tentativi di rilancio. In una simile situazione di incertezza si inserì il Fondo Atlante che sottoscrisse quasi l’intero capitale (99,33%) e assunse il controllo della banca.

Purtroppo la situazione non migliorò, anzi, se possibile si appesantì ulteriormente e cosi dalla storia Banca Popolare di Vicenza passa alla cronaca degli ultimi tempi con la Bce che accerta il dissesto e il 25 giugno 2017 il Governo guidato da Gentiloni approva il Decreto Legge 99/2017, che dispone la liquidazione coatta amministrativa della banca. Nella famosa e burrascosa notte fra il 25 e il 26 giugno i commissari incaricati della liquidazione nominati da Banca Italia provvedono alla cessione di attività e passività aziendali a Intesa Sanpaolo al prezzo simbolico di 50 centesimi.

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