• DAL MONDO

Boris Johnson vola nei sondaggi elettorali e si consolida nel Tory

LONDRA. Sondaggi positivi per Boris Johnson in vista delle possibili elezioni nel Regno Unito, nonostante lo scacco subito in Parlamento sulla legge anti-no deal, la frenata delle opposizioni sulla data del voto e le dimissioni in casa Tory della moderata Amber Rudd: l’istituto YouGov, dà oggi i Conservatori al 35%, con 14 punti sul Labour di Corbyn, indicato ora in calo al 21%. Seguono i LibDem filo-Ue al 19% e – al 12% – il Brexit Party di Farage, che con qualche accordo di desistenza potrebbe garantire al premier attuale la maggioranza dei seggi.

Johnson ha già sostituito la ministra del lavoro britannica, Amber Rudd. Al suo posto andrà Therese Coffey. Eletta in parlamento nel 2010, Coffey era stata nominato ministro dell’ambiente da Theresa May. Come Rudd, ha sostenuto il fronte del ‘remain’ al referendum sulla Brexit del 2016. Intanto il premier si ritrova a fare i conti pure col desiderio di vendetta di Philip Hammond e di alcuni degli altri notabili Tory espulsi che, in vista delle elezioni, promettono battaglia nei loro collegi, accusando Johnson di aver consegnato il partito a “entristi, usurpatori e consiglieri non eletti” come il sulfureo guru pro-Leave Dominic Cummings. E si prepara a incontrare a Dublino il collega Leo Varadkar sullo spinosissimo dossier del backstop sul confine irlandese post Brexit, fra timori crescenti sulla tenuta dello storico accordo di pace del Venerdì Santo del 1998. Mentre sul dilemma ‘no deal sì-no deal no’ rimbalza da Parigi l’eco tranchant delle parole del ministro degli Esteri francese Jean-Yves Le Drian – “allo stato attuale delle cose la risposta (all’ipotesi d’una proroga) è no!” – secondo cui a far saltare il rinvio potrebbe essere alla fine proprio l’Ue: magari con un veto di Emmanuel Macron.

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