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Buon lavoro alla Digos contro gli anarchici di Torino

Lo Stato di ordine democratico-pluralista è uno Stato in cui i cittadini coscienti, liberi e rispettosi delle posizioni altrui, ragionevolmente, ascoltano tutti e possono farsi ascoltare da tutti con un solo metodo semplice: quello della civiltà.

Nello Stato d’ordinamento liberaldemocratico a plurimi ventagli d’espressione politica, quindi, non possono non essere condannate le viltà anarcoidi di chi non rispetta il metodo costituzionale – ordinato e sempre ordinante – della civile politicità nonviolenta. Le uova piene di vernice, la rudimentale bomba carta, gli inopportuni insulti estremisti posti in essere dai cosiddetti anarchici e dalle cosiddette anarchiche in danno delle redazioni torinesi dei quotidiani La Repubblica e La Stampa aprono una ferita nella dignità del giornalismo italiano, e con esso nella dignità dell’art. 21 della Costituzione repubblicana, la quale garantisce la libera manifestazione del pensiero in uno spirito nonviolento.

La nonviolenza infatti è un ingrediente edificante in uno Stato come il nostro e in un tempo come il nostro in cui i grossi problemi e i tanti drammi possono essere affrontati senza rivolte né rappresaglie, senza partigianerie munite di oggetti atti ad offendere e senza uova piene di vernice, senza odio tra categorie e senza retoriche filo-eversive.

anarchici Torino
Torino, manifestazione degli anarchici lo scorso 23 aprile (Facebook)

Quasi trenta persone si sono presentate la mattina del 24 novembre in via Lugaro a Torino, davanti alla sede in cui operano le redazioni dei due rinomati quotidiani, e hanno posto in essere un teatrino inaccettabile e ingiustificabile. E purtroppo non è la prima volta che accadono fatti di questo genere nel capoluogo torinese.

Nel volantino che dovrebbe rivendicare l’azione del lancio di insulti, di uova con vernice e della bomba carta rudimentale si legge quanto segue: “I terroristi siete voi! – Voi, che terrorizzate la popolazione manipolando l’informazione secondo quanto vi viene commissionato da chi comanda – Voi, che coprite con un complice silenzio quanto il potere non vuole che si sappia, come la strage nelle carceri italiane dello scorso marzo, con 13 morti ammazzati e centinaia di recluse e reclusi massacrati di botte – Voi, che indottrinate l’opinione pubblica alla criminalizzazione di chi si ribella alle leggi della discriminazione, dello sfruttamento e della morte”.

I cosiddetti anarchici e le cosiddette anarchiche non rappresentano affatto le esigenze materiali delle persone che in questo momento stanno soffrendo economicamente, e nemmeno le esigenze della giustizia giusta dentro e fuori le carceri. Lo Stato di diritto umano, umanista e umanizzante non potrà mai essere rappresentato da simili manifestanti sub-nichilistici che sanno neo-assolutizzare soltanto i linguaggi della violenza urbana, e mai quelli della resilienza.

anarchici Torino

Le esigenze di far evolvere o comunque di effettivizzare le garanzie procedimentali e processuali di uno Stato responsabilizzato, ottimizzato e umanizzato nelle sue – attualmente lente e talvolta distorte – dinamiche burocratiche non potranno mai essere opportunamente rappresentate da piccoli insediamenti sub-cultuali di fanatismo anarcoide.

Quei diversamente coscienti, di una autoreferenziale, presuntuosa e pretestuosa nonché lesiva coscienza incivile non si ritrovano nei valori dello Stato di diritto pluralista, che ama il dialogo multiculturale e non il fanatismo settario. Sono liberi di non rispecchiarsi in questi valori in cui io e tanti altri crediamo, ma non sono liberi di agire con metodi a-civili verso le sedi di due quotidiani di aperta cultura liberale e democratica.

Uno: consiglierei a quei cosiddetti anarchici di studiare Bakunin con una visione meno anacronistica. Due: consiglierei loro di ascoltare meglio le canzoni di un sociopoeticamente “anarchico” che ha saputo comunicare amore attraverso i chiaroscuri plurimi e libertari della vita pratica come Fabrizio De André. Tre: consiglierei di provare a guardare negli occhi i tanti giornalisti che, innamorati della verità storica e della riflessione critica, si sforzano di comunicare ciò che accade e al contempo di lasciar traccia del loro esser stati al mondo come spiriti pensanti irripetibili in perenne indagine meditativa.

Fabrizio De André

Il giornalismo può contribuire alla edificante liberazione del cittadino dall’istinto disfattista e involuzionista di ritornare suddito rimanendo decresciuto, chiuso e ignorante nei propri pregiudizi anti-tutto.

No, i terroristi non sono quei giornalisti della onorata città di Torino, principessa italica delle civili libertà valdesi e non solo nella storia. Ci sono giornalisti che come tanti altri lavoratori sbagliano, ma gli incivili attacchi del fanatismo antipolitico generalista e massimalista non contribuiscono a rendere la giusta giustizia alle vittime di ogni eventuale mala-informazione e di ogni eventuale mala-giustizia. I terroristi sono quelli che non accettando l’esistenza di altri modi di pensare, invece di confutare con argomentazioni e contro-argomentazioni civili scelgono il bieco metodo della dimostrazione platealmente irragionevole, insulsamente malvagia.

Non ci tocca che augurare buon lavoro alla Digos, a prescindere dal se e dal come i recenti atti torinesi possano essere qualificati – culturalmente, politologicamente, giuridicamente – atti specificamente piegati al metodo del terrore.

Luigi Trisolino

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