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Chiara Priante, giornalista determinata e “premiata” per il suo impegno

È una dei vincitori del Premio Internazionale Livatino la giornalista piemontese Chiara Priante, che scrive soprattutto di cultura e di verde, e fa parte dei nove consiglieri dell’Ordine dei Giornalisti del Piemonte. Classe 1984, da sempre ha affiancato all’attività di cronista anche l’impegno nell’insegnamento in qualità di docente di “Fondamenti di scrittura” all’Istituto Europeo di Design (Ied) di Torino, e lavorando nelle scuole di ogni ordine e grado, progettando laboratori di giornalismo e scrittura. Oltre a essere una libera professionista, ha seguito i social del Lovers Film Festival, l’ufficio stampa di Arci Torino, Torino Fringe Festival, Cinema a Palazzo e la tappa torinese della mostra internazionale di fotogiornalismo World Press Photo. E, per non farsi mancare niente, ha pubblicato i libri “Cultura e turismo al tempo della crisi” (Neos), “Casaverde” (La Stampa) e “Pomodori da terrazzo” (Blu Edizioni), questi ultimi due scritti a quattro mani con Antonella Mariotti.

chiara priante

È la prima volta che ti viene assegnato un premio per il tuo lavoro?

È certamente il riconoscimento più prestigioso ricevuto: è assegnato per “l’impegno sociale a cittadini e istituzioni dello stato“, associando il nome del giudice assassinato dalla Stidda a uomini e donne considerati d’esempio per ciò che esprimono ogni giorno. Arriva, peraltro, non per un articolo o reportage, come ci si aspetterebbe per un giornalista, ma per il percorso fatto. Cosa che mi rende felice e mi onora. A 35 anni uno inizia a fare i primi bilanci.

Cosa hai provato nel riceverlo?

Appartengo a una generazione che si è ritrovata, seppur preparata e formata, in un mondo del lavoro molto più difficile e in una società in crisi, pronta sempre a tagliare il tagliabile e, a volte, pure il necessario. Dove certo, se sei bravo emergi, ma, come tanti coetanei, ho spesso pensato: fossi nata 20-30 anni fa, sarebbe stato tutto diverso. Dunque, aver ricevuto questo riconoscimento per il percorso portato avanti in questi anni, mi ha ripagata degli sforzi e da questa sensazione che attanaglia la mia generazione.

chiara priante

Qual è il fattore determinante che ti fa amare la tua professione?

L’opportunità di conoscere ogni giorno cose nuove. Devi scriverne, quindi hai l’obbligo di avvicinarti, capirle bene e poi riassumerle. Lasciar correre la propria curiosità è una fortuna, come quella di scoprire sempre qualche cosa in più. E poi raccontare storie è bello, spiegare a voce altrettanto.

Hai l’aria di chi ha le idee chiare: è stato sempre così nell’ambito lavorativo?

Ho iniziato a scrivere quando avevo 16 anni, sulle pagine di TorinoSette, l’allegato del quotidiano “La Stampa” che per me è un pezzo di cuore. Ricordo che il responsabile di allora, Gabriele Ferraris, mi disse: “Non è neanche come canta Gianni Morandi che uno su mille ce la fa. Qui dentro, molto meno”. Eppure, a testa bassa, si arriva. Occorre formarsi, non mollare mai. A volte, questo un po’ mi spaventa: spero a 50 anni di avere la stessa determinazione.

chiara priante

Ho letto da qualche parte che ti descrivono come “libera professionista nel dna”. Puoi spiegare ai lettori del Valore Italiano cosa vuol dire?

Ho rifiutato molti posti fissi perché amo il dinamismo che la libera professione richiede. Non ci si può mai sedere, prendere un ritmo e o un’abitudine, occorre rispondere a richieste dei clienti sempre nuove e diverse. Si hanno di fronte soggetti davvero differenti. Ci sono molti colleghi che non capiscono questa vita. Anzi, pensano sia di serie B, vedono il fatto di essere giornalista e consulente come una situazione non qualificante. Invece non si rendono conto che ciò vuol dire mettersi molto più in gioco, avere più competenze. Questo premio mi ripaga di molti sguardi di incomprensione ricevuti.

I tuoi prossimi impegni, o progetti, lavorativi?

Sarà un anno pieno di progetti. Comunque, amando molto insegnare, scalpito per tornare in aula: manca poco e sto già preparando le lezioni. Non potrei mai rinunciare a essere anche docente. La scuola è un universo dove crescere e confrontarsi con i ragazzi e i tanti bravi insegnanti che ogni anno conosco.

chiara priante

Oltre al giornalismo, quali sono le cose che ti rendono felice?

La mia famiglia, mio papà Antonio, mia mamma Marisa e mia sorella Maria Letizia, il mio cane Jolie, una springer spaniel dinamica e affettuosissima. Amo la natura dove mi piace perdermi. E poi la cucina, il giardinaggio, il mare. La libera professione mi permette di incastrare tutto: alla fine credo di lavorare molte più ore di un dipendente, però posso permettermi anche di andare al mare il venerdì e scrivere un articolo su uno scoglio.

Grazie Chiara. Ti salutiamo con un ricordo da lasciare ai nostri lettori, domandandoti: da bambina Chiara amava?

Mettere i piedi nell’acqua gelida di un fiume, lago o mare in inverno. E lo fa anche adesso.

chiara priante

Alcune curiosità su Chiara Piante sono che ama cucinare, e ha ereditato dal papà Antonio e dalla nonna Lucia la passione per l’orto e il giardino. Se non è nella “sua” Alpignano, dove abita da quando è nata, la trovate a Roquebrune Cap Martin, suo “buen retiro”. Qui asseconda l’amore per la Francia, perdendosi tra i paesi della Costa Azzurra, i trekking nell’entroterra nizzardo e nuotate nel mare blu della regione Paca.

Simona Cocola

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Simona Cocola

Giornalista pubblicista torinese, ha iniziato a collaborare per la carta stampata nei primi anni dell'università, continuando a scrivere, fino a oggi, per diverse testate locali. Ha inoltre lavorato in una redazione televisiva, in uffici stampa, ha ideato una rubrica radiofonica, ed è autrice di due romanzi.

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