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Costanza, autista di Falcone sentito dopo 27 dall’antimafia

PALERMO.Giovanni Costanza è stato sentito per la prima volta dalla commissione nazionale antimafia e ha ricostruito gli otto anni passati con il giudice: “Portava i fascicoli in casa e quando ci andavo di mattina lo trovavo in vestaglia che studiava e lavorava”. Il ricordo del fallito attentato all’Addaura e di quel tragico 23 maggio 1992. “Avrei sperato di essere su questi banchi molto prima: non ho avuto possibilità di dare il mio contributo”. A distanza di 27 anni dal terribile attentato di Capaci che costò la vita a Giovanni Falcone, alla moglie Francesca Morvillo e a tre agenti di scorta, l’unico testimone diretto sopravvissuto a quella strage ha deposto davanti alla Commissione parlamentare.

Una “amnesia” inspiegabile per Giuseppe Costanza, l’autista di Falcone con cui il magistrato aveva un rapporto strettissimo di stima e fiducia. Tanto da confidargli una notizia non ancora ufficiale che doveva restare riservata. “E’ fatta: io sarò il procuratore nazionale antimafia prenditi il brevetto per l’elicottero”. A riferire questo particolare, raccontato da Costanza ai commissari durante l’audizione svoltasi a porte chiuse e il cui contenuto è stato in parte ‘secretato’, è stato un altro magistrato che conosceva molto bene Falcone, il senatore Pietro Grasso, ex procuratore a Palermo e alla Dna. Tra gli episodi citati quello del fallito attentato all’Addaura. “Mi chiamò a casa comunicandomi i suoi spostamenti: mi disse che aveva due ospiti elvetici all’Addaura. Rientrai in servizio e come si faceva abitualmente scesi sulla scogliera a bonificarla. Quel giorno si rinvenne un borsone con una muta da sub poggiata sopra, presente l’agente di polizia Roberto Lindari che incautamente ha aperto una cerniera. Venne rinvenuto un contenitore metallico e un altro collegato con fili: si capì subito che era una bomba e fu dato l’allarme. Il magistrato era incredulo e mi chiamò: cosa è? Lei l’ha vista? Finalmente si convinse. L’artificiere fu bravissimo “e con una minicarica l’ha fatto brillare, ha aperto come se si fossero usate le chiavi, nulla andò distrutto”, fu fatta saltare solo la serratura, non il dispositivo. Costanza il giorno dopo quell’attentato decise di stipulare un’assicurazione “affinchè in caso di morte i miei avessero una assicurazione. Ma io nel 1992 ho subito l’attentato a Capaci e si pensava non ce la facessi a sopravvivere, eppure ma sono qui. La polizza andò perduta… valeva solo in caso di morte”.

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