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Covid e allarme suicidi tra i giovanissimi: numeri preoccupanti

La pandemia sta creando non pochi problemi ma questi non sono solo a livello economico o determinati dalla malattia in sé come si potrebbe immaginare, un risvolto decisamente allarmante arriva dagli esperti e dagli psichiatri, che affermano come stiano aumentando inesorabilmente il numero di suicidi determinati dai contraccolpi psicologici derivanti dall’isolamento causato dal Covid19. Le ultime notizie ancora più preoccupanti giungono dall’ospedale Bambin Gesù che evidenzia come siano soprattutto i giovanissimi a tentare il suicidio. L’allarme era già stato dato i primi di dicembre dal Regina Margherita di Torino, si tratta purtroppo, dicono i dati, di una vera e propria emergenza. Vediamo i dettagli che emergono.

Covid e suicidi: quale correlazione?

La recente pandemia da Covid 19 non ha fatto altro che aggravare una situazione in già continua mutazione, le misure di confinamento dentro casa ed il distanziamento sociale imposto hanno dimostrato recenti studi hanno innescato maggiori probabilità di sperimentare alti tassi di depressione e ansia durante e dopo la fine dell’isolamento forzato.

A confermare questo trend crescente l’ultima ricerca condotta al Bambin Gesù di Roma, che lancia l’allarme sull’autolesionismo da parte dei giovanissimi che pare abbiamo vissuto in modo più critico i lockdown forzati e prolungati. La socializzazione tra coetanei, il potersi confrontare con qualcuno della propria età e il vedere gli amici sono tutte pratiche abituali che gli adolescenti si sono visti togliere da un giorno all’altro. Questo ha inciso, dicono gli esperti, profondamente a livello psicologico, portando i giovani a pensare sempre più smesso di ‘farla finita‘.

Debolezza, solitudine, la paura di un futuro che appare sempre più incerto? Vediamo le considerazioni emerse dall’intervista rilasciata da Stefano Vicari, responsabile di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, pubblicata sull’ Huffingtonpost .

Covid e allarme suicidi: tentativi aumentati del 30% tra i giovanissimi

Dal mese di ottobre ad oggi, quindi con l’inizio della nuova ondata, abbiamo notato un notevole rialzo degli accessi al pronto soccorso con disturbo psichiatrico, nel 90% dei casi sono giovani tra i 12 e i 18 anni che hanno cercato di togliersi la vita, spiega Vicari. Al pronto soccorso, aggiunge, siamo arrivati ad avere almeno un ricovero al giorno per ‘attività autolesionistiche’.

L’autolesionismo aggiunge vi é sempre stato, il 20% degli adolescenti in Italia ed il 25% in Europa si fa del male, ma da ottobre il fenomeno si é acutizzato. Cosa induce i giovanissimi a farsi del male? Molti ragazzini, spiega il responsabile di neuropsichiatria, dicono che il male fisico che si autoproducono e come se li liberasse dal malessere psicologico da cui si sentono attanagliati. Per Vicari una delle ragioni che hanno portato all’aumento dei casi di suicidio é la mancanza della scuola in presenza, perché non si tratta solo di didattica, la scuola ha anche una funzione, che in questi mesi é venuta meno, di formazione del carattere e della conoscenza.

Inoltre Vicari ci tiene a sottolineare che purtroppo proprio ai ragazzi é stato chiesto di fare uno sforzo enorme in questi mesi, sono stati privati delle loro abitudini e delle loro amicizie, nonché dei luoghi di aggregazione e confronto. In buona sostanza i ragazzi sono stati privati del loro mondo. Per questa ragione suggerisce di rimettere i giovani al centro dell’attenzione del mondo politico e non, giacché saranno i nostri adulti di domani.

Considerazioni finali, si può invertire la rotta?

I giovani, anche a mio avviso, sono stati dimenticati, si é giustamente pensato nel contesto pandemico a tutelare maggiormente i più deboli e gli anziani, credendo che lo sforzo richiesto ai giovanissimi non fosse poi così grande, alla fine si é ‘solo’ chiesto loro di stare in casa per qualche mese. Ma gli amici, lo sport, il condividere emozioni ed esperienze sono tutte cose che sono venute meno da un giorno all’altro, la routine si é volatilizzata. Per fortuna anche se con fatica le scuole hanno ripreso in gran parte, almeno quelle dell’infanzia, le elementari e le medie, la loro funzione educativa nella vita dei ragazzi.

Anche per le superiori la strada verso la normalità pare meno irta, i giovani in fondo, crediamo, che per sconfiggere le loro ansie e paure abbiano bisogno sempre più di relazionarsi e vivere in comunità. Magari un problema visto come insormontabile nelle quattro mura domestiche se condiviso con un amico in presenza assume una connotazione meno negativa.

Sarebbe importante non dimenticare mai, come lo stesso Vicari ha fatto intendere, che i giovani d’oggi sono la società del domani e dunque su di loro andrebbero riposte maggiori attenzioni e soprattutto l’eventuale depressione non dovrebbe essere demonizzata, ma affrontata senza vergogna al fine di poter aiutare quel giovane a divenire un adulto sicuro domani.

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Erica Venditti

Erica Venditti, classe 1981, dal 2015 giornalista pubblicista. Dall'aprile 2012 ho conseguito il titolo di Dottore di Ricerca in Ricerca Sociale Comparata presso l’Università degli studi di Torino. Sono cofondatrice del sito internet www.pensionipertutti.it sul quale mi occupo quotidianamente di previdenza.

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