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Dal fenomeno El Nino un futuro di inondazioni e siccità

SYDNEY. Il fenomeno climatico battezzato El Nino, che periodicamente provoca un forte riscaldamento delle acque dell’Oceano Pacifico, provocando inondazioni nelle aree direttamente interessate, ma anche siccità nelle zone più lontane, è diventato sempre più frequente nel Pacifico Centrale, mentre si manifesta in forme più estreme nel Pacifico Orientale. Secondo i climatologi il fenomeno dovrebbe essere legato al riscaldamento globale.

Di recente, uno studio dell’ente nazionale australiano di ricerca Csiro, pubblicato su “Nature Geoscience”, ha identificato l’evoluzione degli eventi analizzando parti interne di materiale corallino e mappando la successione delle sequenze negli ultimi 400 anni. Gli isotopi di ossigeno e i tassi di stronzio e di calcio estratti dai coralli di 24 diverse località hanno infatti permesso ai ricercatori di individuare nel tempo dove e con che potenza El Nino ha colpito anche in regioni remote.

E’ assodato che durante El Nino, i venti alisei si placano o addirittura si invertono portando la siccità nelle regioni del Pacifico Occidentale, fra cui Australia e Indonesia, e pesanti piogge lungo la costa ovest delle Americhe. Poiché esso riduce negli oceani il tasso di assorbimento di calore dall’atmosfera si registra un’impennata delle temperature di superficie, il che rende il fenomeno il maggiore fattore di influenza di breve termine sui modelli meteo. La ricerca, guidata dalla climatologa Mandy Freund del Csiro, indica che la frequenza degli eventi è quasi triplicata, passando da circa 3,5 ogni 30 anni a 9 nell’ultimo trentennio.

Il numero di eventi che si formano nelle migliaia di chilometri orientali del Pacifico è invece rimasto stabile a circa due ogni 30 anni. Benché lo studio non abbia tentato di identificare un segnale di cambiamento climatico causato dalle attività umane, la maggiore frequenza è “altamente inconsueta in un contesto multisecolare – scrive Freund -. Diversi altri studi hanno suggerito che questo potrà accadere in futuro a causa del cambiamento climatico”.

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