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Detenuti collegati con Skype alle famiglie, successo a Bari

BARI. L’esperimento ha funzionato e da i suoi frutti. Dopo le violenze delle rivolte carcerarie è ripreso il dialogo e il clima si è rasserenato. “Dopo una iniziale diffidenza ora sono contenti di collegarsi via Skype con le famiglie perché è come se tornassero a casa per qualche ora”. Sono le parole della direttrice del carcere di Bari, Valeria Pirè, che nei giorni scorsi, nell’ambito delle misure di contenimento del rischio contagio da coronavirus e la conseguente sospensione delle visite in carcere dei familiari, ha disposto i colloqui via Skype.

    “Adesso abbiamo centinaia di richieste” racconta la direttrice, assicurando che “nei prossimi giorni aumenteremo le possibilità di colloqui, attualmente limitati ad una volta a settimana per ciascun detenuto. Vedendoli parlare da remoto con le famiglie ci siamo commossi anche noi, perché in quegli schermi tornano a vedere il loro cane, le loro case, come è stato ristrutturato il bagno. Certo il contatto fisico e umano è diverso, ma in questo momento non sarebbe comunque possibile”.

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