• DAL MONDO

E’ un terrorista l’uomo che uccise 4 persone sparando contro un tram

UTRECHT. L’uomo che lo scorso marzo ha sparato e ucciso quattro persone a bordo di un tram a Utrecht ha agito per terrorismo e non motivazioni personali come indicato dalla famiglia. Lo annunciano gli inquirenti olandesi secondo i quali ci sono “prove forti” che si sia trattato di terrorismo.    Prima di colpire il killer, il 37enne di origine turca Gokmen Tanis, aveva lasciato una lettera scritta a mano in olandese nella quale spiegava: “Faccio questo per la mia religione, voi uccidete i musulmani ma non vincerete. Allah è grande”. Ma ricostriamo i fatti: L’ uomo armato ha aperto il fuoco in piazza 24 ottobre: tre le vittime e cinque i feriti, di cui tre gravi. “Se lo vedete, non avvicinatevi e chiamate il numero 0800-6070», aveva scritto la polizia in un tweet. Alcuni familiari, rintracciati dall’agenzia turca Anadolu, hanno raccontato che non si tratterebbe di un episodio di terrorismo, ma che Tanis avrebbe sparato per motivi personali. Secondo la tv olandese, la stessa tesi sarebbe stata sostenuta dal fratello interrogato dalla polizia. Tanis ha una condanna per tentato omicidio ed è attualmente sotto processo per stupro. Anche alcuni testimoni della sparatoria, secondo quanto riporta il sito NlTimes hanno detto che sembrava come se l’uomo avesse prima preso di mira una donna, per poi sparare contro chiunque cercasse di difenderla.

“Non parlo con mio figlio da 11 anni” ha detto il padre, Mehmet Tanis, parlando con i media turchi. “Non conosco la sua situazione psicologica”, ha spiegato l’uomo, che oggi vive in Turchia, aggiungendo però che in passato non aveva comportamenti aggressivi. “Non so cosa sia successo. Ma se è stato lui, deve essere punito”, ha concluso Mehmet Tanis. Secondo la tv olandese, la stessa tesi sarebbe stata sostenuta dal fratello interrogato dalla polizia. Anche i residenti dei quartieri di Utrecht, Kanaleneiland e Lombok, che conoscono l’uomo e sono stati sentiti dai media locali, pensano che alla base del gesto non ci sia un movente terroristico. “Certo, ha avuto periodi in cui ha vissuto come musulmano praticante, si è fatto crescere la barba e indossava abiti lunghi. Ma poi in altri periodi si è dato all’alcol e ha attraversato periodi di instabilità”, hanno raccontato. Zabit Elmaci, che ha lavorato con Tanis in un ristorante, ha raccontato che il 37enne è peggiorato due anni fa dopo aver divorziato dalla moglie. Alcune fonti sostengono che la prima persona a cui ha sparato fosse la sua ex, altri fanno riferimento alla famiglia dei genitori della donna. Drammatico il racconto di uno dei presenti, citato dall’emittente Rtc Utrecht, che ha raccontato di aver visto una donna a terra. “Penso avesse 20-35 anni – ha raccontato – ho sentito tre spari. Quattro persone si sono dirette verso di lei per cercare di trascinarla via. Poi ci sono stati altri spari e l’hanno lasciata andare. Era un caos”. “Un atto di terrorismo ed un attacco alla nostra civiltà, contro la nostra società aperta e tollerante” aveva detto il premier olandese Mark Rutte confermando, in una conferenza stampa, l’ipotesi di matrice terroristica. “Non vi è che una sola risposta che è quella che il nostro stato di diritto e la nostra democrazia è più forte del fanatismo e della violenza. Noi non cederemo mai di fronte all’intolleranza”. Il re Guglielmo e la regina Maxima si sono detti “profondamente rattristati dal fatto che tre persone siano morte in un attacco a Utrecht e altre siano rimaste gravemente ferite” in un atto di “violenza assolutamente inaccettabile”. In una nota pubblicato sul sito della famiglia reale, la coppia si dice “profondamente solidale con le vittime e le loro famiglie”. “I nostri servizi sono in allerta e seguono da vicino la situazione a Utrecht”, ha i scritto su Twitter il primo ministro del Belgio, Charles Michel, sottolineando la vicinanza con “i nostri amici olandesi”. Solidarietà e vicinanza è giunta anche dal presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker: “L’Ue sta al fianco dell’Olanda e del suo popolo in questi momento difficili. I miei pensieri vanno ai feriti e alle loro famiglie”. Dopo l’attacco erano state chiuse per precauzione le moschee, la stazione centrale – dove era stato interdetto il passaggio ai treni – e tutti gli edifici del campus universitario. La polizia aveva transennato l’accesso e il traffico di tutti i tram della città interrotto. Il livello di allerta era stato elevato al massimo e la polizia aveva anche chiesto a tutte le scuole della città di tenere le porte chiuse consigliando a tutti i cittadini di rimanere a casa. Ordine che poi è stato revocato. La polizia militare reale aveva diramato l’allerta anche negli aeroporti e in altri edifici sensibili nei Paesi Bassi. In particolare ad Amsterdam e Rotterdam dove è stata rafforzata la vigilanza nelle stazioni e nelle moschee. Tutti i principali partiti politici, compreso il VVD di Rutte, avevano annunciato la sospensione della campagna elettorale in vista delle elezioni locali di mercoledì che stabiliranno il volto del Senato olandese. In un breve messaggio pubblicato sull’account Twitter, la polizia aveva indicato che l’uomo è sospettato di essere coinvolto aveva chiesto a chiunque dovesse incontrarlo di non avvicinarlo e di informare le autorità. Allo stesso tempo aveva diffuso un’immagine ripresa da una telecamera di sicurezza. Legami con l’Is, ma anche una fedina penale da criminale comune: di ora in ora è diventato sempre più nitido il ritratto di Tanis, che avrebbe avuto in passato legami con il sedicente Stato islamico e avrebbe combattuto in Cecenia, come riferisce la versione turca della Bbc, sulla base della testimonianza di un uomo d’affari turco residente ad Utrecht.

“Alcuni anni fa – spiega la fonte – è stato arrestato per il suo legame con l’Is e poi rilasciato”. Il sospetto killer di Utrecht aveva numerosi precedenti penali. Secondo quanti riporta il sito della tv olandese Nos, sarebbe stato l’autore di una rapina a Best nel febbraio 2012, fermato per un tentato omicidio a dicembre 2013, avrebbe aperto il fuoco in un appartamento nel quartiere di Kanaleneiland a Utrecht a maggio 2014, avrebbe minacciato un agente a ottobre 2014, guidato in stato di ebbrezza a novembre 2014, distrutto una vetrina sempre in città a ottobre 2015, fatto danni in una stazione di polizia a luglio 2017, e infine avrebbe commesso una violenza sessuale per la quale due settimane fa sarebbe comparso davanti ai giudici in Tribunale. “La sparatoria è coerente con lo stile dell’Isis – scrive Twitter Rita Katz, direttrice del Site, – Nessuna rivendicazione da alcun gruppo, ma avviene tre giorni dopo l’attacco terroristico in Nuova Zelanda, per cui gruppi jihadisti hanno chiesto vendetta. La sparatoria è avvenuta alle 10:45 mentre il tram si trovava nella piazza 24 Oktoberplein, dove vi sono numerosi capolinea di mezzi pubblici. La dinamica, tuttavia, non è stata ancora chiarita. Il portavoce della polizia ha reso noto che il presunto attentatore potrebbe essere fuggito dal luogo dell’attacco a bordo di una Renault Clio di colore rosso. Secondo quanto raccontato da un testimone citato dal sito ‘Nu.nl’, “l’uomo ha cominciato a sparare all’impazzata”. Un’altra persona, invece, ha raccontato all’emittente Nrc che lo sparatore mirava alla gente seduta sul tram. Il conducente, ha raccontato, non riusciva ad aprire le porte “ma due persone vicino a me hanno rotto i finestrini, così sono potuto uscire fuori” .Sembra dunque cadere la pista terroristica che pure aveva delle basi in un passato inquietante. L”Olanda è uno no degli Stati più attenzionati dai servizi d’intelligence europei. A descrivere la situazione del Paese dei tulipani è un rapporto denominato Terrorist Threat Assessment for the Netherlands, curato dal National Coordinator for Security and Counterterrorism (NCTV). Il principale motivo di preoccupazione è rappresentato dai foreign fighters che sono rientrati in Olanda dai teatri di guerra in Siria e Iraq. Ad attenderli in patria, e a dare loro supporto logistico, ci sarebbe una cerchia di islamisti salafiti violenti. Diversi indizi sono arrivati dal web. Nei network jihadisti sono infatti stati intercettati messaggi di propaganda e istruzioni su come effettuare attacchi nei Paesi Bassi. A ciò si aggiunge la pervasiva presenza di salafiti nelle moschee olandesi. Ad Amsterdam, ad esempio, i salafiti controllano – direttamente o indirettamente – 11 luoghi di preghiera su 22 ritenuti dall’intelligence olandese, “luoghi dove i salafiti – quasi in maggioranza di origine marocchina – diffondono messaggi anti-integrazione e costanti inviti alla radicalizzazione” “L’Olanda viene menzionata nella propaganda dell’Is come uno dei bersagli legittimi” ha detto Dick Schoof, direttore di NCTV. Secondo la NCTV sono circa 135 gli olandesi in territorio Isis, alcuni dei quali vivono nei campi rifugiati in Iraq e Siria. Settembre 2018: la polizia olandese effettua due blitz a Weert ed Arnhem fermando in tutto sette persone tra i 21 e i 34 anni che, secondo gli investigatori erano in procinto di compiere un “attentato eclatante con molte vittime” in una località dei Paesi bassi durante un evento che avrebbe visto un “grosso assembramento di persone”. A capo della cellula un 34enne di origini irachene già condannato nel 2017 dopo aver manifestato, insieme ad altri due componenti del gruppo, l’adesione allo Stato islamico e l’intenzione di unirsi ai miliziani impegnati a difesa del Califfato in Siria. Secondo quanto emerso, il gruppo intendeva mettere in atto un’azione del tipo “inghimasi”, con l’utilizzo di armi automatiche, granate e auto-bomba piazzate in luoghi affollati. Per il servizio di intelligence dei Paesi Bassi il piano messo a punto dal commando terrorista prevedeva l’approvvigionamento di fucili d’assalto Kalashnikov ak47, numerose bombe a mano e alcuni componenti idonei per assemblare artigianalmente dei giubbotti esplosivi. Proprio in connessione con il progetto di fare esplodere almeno un veicolo, il gruppo aveva in uso un furgone ed un ‘autovettura, sequestrati durante l’azione delle forze dell’antiterrorismo. La figura di Gokmen Tanis, i suoi trascorsi, il suo profilo, danno conto di una narrazione – quella del criminale comune che trova un senso di sé nella sua radicalizzazione jihadista – che si ritrova nella storia di coloro che hanno colpito a Berlino, a Parigi, a Monaco di Baviera, a Bruxelles, a Barcellona, a Nizza, a Strasburgo: tutti con un passato segnato da reati comuni, indottrinatisi nelle carceri, che hanno “islamizzato” la loro radicalità, cercando una copertura “di fede”, da shahid a quello che era un odio irrefrenabile. Gokmen Tanis era uno di loro.

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