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La drammatica storia di una famiglia italiana fuggita in Canada

OTTAWA. Quella che vi vogliamo raccontare è la storia di una famiglia italiana. Una famiglia come tante altre, che ad un certo momento della vita è costretta a fuggire dal proprio Paese per cercare rifugio e protezione in un altro stato, possibilmente il più lontano possibile.

Questa è la vicenda della famiglia Demitri, composta da padre, madre e due splendidi figli. Il capofamiglia è uno stimato funzionario di polizia, specializzato in operazioni contro la criminalità organizzata. La madre casalinga, con due bimbi che frequentano l’asilo. Una vita che ad un certo punto viene stravolta da un fatto grave : durante una delicata operazione di contrasto alla malavita, salta la copertura del Demitri. La situazione si fa troppo pericolosa per continuare a vivere nella stessa città, non sarebbe sicuro nemmeno rimanere in Italia. Di comune accordo i due coniugi, per preservare la loro stessa incolumità e quella dei figli, decidono di partire per il Canada, con la voglia e la speranza di ricominciare una nuova vita. Corre l’anno 2013, la famiglia richiede i visti nel più breve tempo possibile e parte nelle vesti di turista.

Subito dopo l’arrivo in Canada decide di richiedere lo status di rifugiati. Le autorità canadesi, in prima istanza, rigettano la richiesta. In seguito la famiglia si è rivolta a diversi rappresentanti eletti dal popolo per supportare gli immigrati bisognosi di assistenza, tra i più importanti spicca il nome di Julian Fantino, ex ministro della difesa ed ex ministro degli affari veterani (che è il dipartimento del governo canadese che si occupa diversi affari legati a veterani di guerra, polizia , membri in pensione e in servizio delle forze armate canadesi). Il loro caso, presentato per motivi umanitari e compassionevoli, sembrava avere tutte le carte in regola per essere considerato conforme ai requisiti richiesti dalla procedura di legge. I due, nonostante le difficoltà, cercano in tutti i modi di integrarsi nella società trovando lavoro e collaborando con la comunità nella quale vivono. Nel frattempo la famiglia si allaga e nascono in territorio canadese nascono altri due splenditi figli. Nonostante la documentazione presentata agli atti fornisca il parere di psicologi e psichiatri infantili molto esperti, mettendo in luce che questa decisione debba essere presa in considerazione della tutela e del bene dei minori. I minori rappresentano la parte più importante nella vicenda, creature troppo fragili e senza alcuna responsabilità nella storia, potrebbero risentire in maniera traumatica delle conseguenze di questa decisione. Dopo aver esaminato nel dettaglio varie richieste presentate, la corte suprema canadese non accetta la richiesta ed emana l’ordine di immediato rimpatrio.

Abbiamo contattato l’avvocato Richard Boraks, legale che si occupa di fornire supporto legale a tutti quei lavoratori immigrati che vogliono presentare la domanda per ottenere il permesso di soggiorno. Il professionista ha preso seriamente a cuore la vicenda della famiglia italiana e ha risposto alla nostra intervista:

demitri
Avv. Richard Boraks

Avvocato Boraks, da quanto tempo conosce la famiglia Demitri?

Ho avuto il piacere di conoscere la famiglia Demitri nel gennaio 2015 e sono rimasto molto colpito dalla loro vicenda umana

Lei che ha seguito da vicino tutti i passaggi legati alla richiesta dello status di rifugiati, ci può raccontare in breve le tappe più salienti di questa triste vicenda?

“La domanda per lo status di rifugiati richiesta sin dal loro arrivo è stata negata. I funzionari del governo canadese hanno motivato la scelta affermando che anche nel caso in cui il governo italiano non fosse stato in grado di fornire un’adeguata protezione, la famiglia si sarebbe potuta trasferire e chiedere aiuto ad un paese dell’Unione europea; che secondo le normative vigenti è obbligato a prestare supporto. Nell’aprile 2017 abbiamo presentato richiesta di soggiorno per motivi umanitari. La domanda è stata respinta il 29 marzo 2018 per due motivi: in primo luogo, il governo ha ripetuto che la famiglia sarebbe stata al sicuro in Europa. In secondo luogo, i bambini, in caso di espatrio, non soffrirebbero di alcuna difficoltà emotiva e/o fisica . Dopo l’ennesimo rifiuto, è stata richiesta una valutazione di “pre-removal risk”, ossia di appurare che le persone coinvolte in un processo di espulsione dal paese non vengano inviate in un luogo nel quale sarebbero in pericolo di vita o a rischio persecuzione . Anche in questo caso il governo non ha cambiato idea. Dopo la sentenza in teoria i Demetri sarebbero stati costretti a lasciare immediatamente il Canada, ma hanno deciso di rimanere ed ora si sono nascosti dalle autorità. La polizia federale con incarico per l’immigrazione ha emesso un mandato di arresto nei confronti dei coniugi. I media canadesi di lingua italiana come il “Corriere Canadese”, politici federali e un gruppo di cittadini hanno lavorato duramente per spingere il ministro dell’Immigrazione Ahmed Hussen a cambiare idea. Il ministro si è rifiutato di utilizzare una delle leggi a disposizione di casi simili per fornire la cittadinanza.

Secondo il suo punto di vista e la conoscenza delle leggi canadesi, ci sono i presupposti perché la famiglia possa ottenere i documenti per ottenere la residenza?

“Ci sono due leggi che consentirebbero alla famiglia ottenerli: in primo luogo, la legge sulle richieste umanitarie è molto chiara in quanto afferma che i bambini non possono essere espulsi dal Canada poiché potrebbero subire gravi traumi a livello fisico ed emotivo. In secondo luogo, al governo canadese sono stati forniti documenti certificati provenienti da fonti autorevoli del governo italiano e che confermano i timori della famiglia. Il governo ha deciso di ignorare questi documenti. Oltretutto la polizia canadese non ha mai accusato il Demitri di aver mentito in merito al suo passato. La mia opinione personale è che il governo guidato dal primo ministro Justin Trudeau non dica la verità affermando che l’Unione europea sia in grado di garantire la protezione dei propri cittadini. Difatti nel 2018, il Canada ha concesso lo status di rifugiato a centinaia di persone provenienti da sette paesi europei, tra cui la stessa Italia.”

In quali condizioni vive attualmente la famiglia?

“La situazione economica è molto complicata perché non hanno alcun permesso per poter lavorare legalmente. Cercano di guadagnare qualcosa con lavoretti part-time mal retribuiti. Per fortuna la comunità è molto vicina a questo caso e sta offrendo il pieno supporto. Un altro problema rilevante è rappresentato dai figli che per quanto abbiano il diritto di frequentare la scuola, secondo le leggi potrebbero essere portati via sia quando si recano che quando tornano da scuola. Per cui la scuola, in questo momento, rappresenta un’opzione non percorribile per la famiglia.”

Quali sono state le conseguenze che ha scatenato questo caso?

“Ha contribuito a far crescere il clima di ostilità tra la comunità italiana in Canada e il governo Trudeau. La comunità non supporterà l’attuale primo ministro nelle prossime elezioni federali che si svolgeranno il prossimo ottobre.”

Il governo italiano in molti casi ha fornito protezione e una nuova identità per coloro che hanno prestato servizio allo Stato, sopratutto in casi legati alla lotta contro la criminalità organizzata. Pensa che in questo caso non abbia voluto agire?

“Che il governo italiano voglia adempiere o meno alle sue responsabilità in materia di sicurezza, è responsabilità del governo stesso. Posso solo affermare dopo 6 anni di comportamento irresponsabile sia da parte dell’Italia che del Canada, qualsiasi decisione che comporti l’espulsione dei minori paese sarebbe devastante. Se l’Italia vuole prestare un aiuto concreto dovrebbe semplicemente alzare il telefono e chiedere a Trudeau di seguire l’iter a tutela dei minori. È molto semplice.”

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Il governo Trudeau ha spesso affermato di essere aperto all’accoglienza, senza fare nessuna distinzione di razza o colore. Non è in contraddizione con questa storia o altre simili? E’ un problema legato ai rapporti con l’Italia?

Dalla crisi economica europea del 2008, il Canada ha discriminato gli europei di fede cattolica, in particolare italiani, portoghesi e polacchi. Le politiche anti-immigrazione italiana non sono una conseguenza del caso Demitri. Sono invece evidenti i pregiudizi anti-cattolici di Trudeau. I pregiudizi si basano su due motori che stanno guidando la politica dell’immigrazione nel nostro paese: il denaro e la diplomazia. Italiani e cattolici sono lenti nel comprendere che l’immigrazione è diventata un’attività multimiliardaria controllata da un’élite composta principalmente da francesi e inglesi. Mentre gli italiani e altri cattolici cercano giustizia, gli immigrati provenienti dalle ex colonie inglesi e francesi (India, Pakistan, Nigeria, Marocco, Congo, Haiti) hanno il sostegno di Londra e Parigi, in maniera tale da generare un fatturato da miliardi di dollari per i visti. Se Trudeau concedesse più visti a italiani e cattolici, ci saranno meno opportunità di concedere visti agli altri. Londra e Parigi usano l’immigrazione canadese come una potente arma economica e culturale. L’Italia è talmente ossessionata dalla propria situazione in merito al tema dell’immigrazione clandestina, che ha dimenticato i benefici economici generati da generazioni e generazioni di immigrati italiani trasferitisi nel Nord America. La comunità italiana in Nord America ha da sempre rappresentato uno dei pilastri fondamentali dell’economia.”

Giovedì 21 febbraio è stata indetta una manifestazione a Toronto, davanti alla Assemblea Legislativa dell’Ontario a Queen’s Park. La protesta proclamerà il proprio sostegno alla famiglia Demitri e alle migliaia di immigrati che vogliono stabilirsi e lavorare in maniera onesta nel paese, ma che il governo sta cacciando.

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Carlo Saccomando

Classe 1981, giornalista pubblicista. Poco dopo gli studi ha intrapreso la carriera teatrale partecipando a spettacoli diretti da registi di caratura internazionale come Gian Carlo Menotti, fondatore del "Festival dei Due Mondi" di Spoleto, Lucio Dalla, Renzo Sicco e Michał Znaniecki. Da sempre appassionato di sport lo racconta con passione e un pizzico di ironia. Attualmente dirige il quotidiano "Il Valore Italiano".

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