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Francesco e Benedetto: due personalità, un unico ministero

La morte di Benedetto XVI ha per qualche giorno fatto uscire quel fuoco che covava sotto le ceneri all’interno della Chiesa Cattolica che, come è emerso abbastanza evidente nell’interpretazione degli esperti di cose vaticane, sarebbe divisa in due fazioni, da un lato si collocherebbero – e il condizionale è d’obbligo – i progressisti sotto la guida di papa Francesco; dall’altro i conservatori, anche fedeli seguaci del pontefice scomparso.

Nella settimana successiva alla morte di Benedetto XVI, i giornali e le televisioni poi si sono assunti l’onere di sottolineare con dovizia di particolari queste possibili divisioni, aiutati magari da qualche alto prelato, che ha cominciato a temere per la sua carriera, perché si è trovato orfano e quindi senza opportune tutele.

Mentre scrivo queste considerazioni devo constatare però – e sono particolarmente felice di questa situazione nuova ma non del tutto imprevista – che, pur essendo passati solo sei giorni dal funerale solenne di Benedetto XVI, tutta la prosopopea polemica è scomparsa. Di conseguenza è possibile fare qualche considerazione più serena sia sulla storia della Chiesa a partire da Leone XIII, sia sulle caratteristiche di questi ultimi due pontefici. 

La storia della Chiesa contemporanea

A ben guardare negli ultimi due secoli a partire dal Concilio Vaticano I, ma soprattutto a partire da papa Pecci, si può ben individuare un filo conduttore, che guida la successione dei pontefici. A papi più portati alla riflessione sulle problematiche del periodo a loro contemporaneo sono succeduti papi più inclini a diffondere e a difendere il valore dei principi dottrinali, inclini altresì all’insegnamento di questi principi con metodologie a volte fin troppo rigide e rigorose.

All’inizio del periodo che stiamo esaminando Leone XIII era molto attento alla questione sociale; scrive infatti la “Rerum Novarum” che è considerata a livello generale il testo di partenza del pensiero della Chiesa in materia di argomenti di questo tipo. Per inciso va detto che il destino di questo pontefice è stato per certi versi particolare: è passato nella storia come il primo pontefice che si è occupato di problematiche sociologiche.

Pochi però sanno che Leone XIII ha dato un notevole impulso agli studi filosofici con particolare riferimento alla Scolastica e al suo maestro Tommaso d’Aquino. Ma, come si è visto, non è ricordato per questa sua seconda attenzione e sensibilità.

Il suo successore, Pio X, è stato invece molto più attento ai problemi teologici e filosofici e quindi ha scelto di dare più spazio alle definizioni e alla conservazione del patrimonio dottrinale della Chiesa. È stato il papa del catechismo, quello studiato dai fedeli a memoria fino al Concilio Vaticano II, il catechismo delle domande e delle risposte per intenderci.

Analoghe considerazioni si potrebbero fare per altri papi, si potrebbe in questa sede richiamare la complementarietà delle figure di Giovanni XXIII e Paolo VI, ma il discorso diventerebbe troppo lungo; è necessario quindi interrompere queste esemplificazioni. Si può comunque trarre qualche insegnamento dall’esame delle nomine e dei successivi comportamenti dei papi. Generalmente dal Conclave esce eletto un papa in grado di cogliere con la sua personalità e sensibilità le caratteristiche del tempo in cui è chiamato a governare la Chiesa.

Fatta questa considerazione introduttiva si può affermare che non ha senso contrapporre un papa ad un altro, perché si toglierebbero i personaggi messi a confronto dalla realtà sociale nella quale sono vissuti. Del resto i grandi elettori, ossia i cardinali, sono frutto del tempo nel quale sono inseriti. 

Francesco Benedetto
21/12/2018 Papa Francesco in visita dal Papa emerito Benedetto XVI per gli auguri di Natale (foto Vatican Media)

Le personalità di Francesco e di Benedetto XVI

Le realtà nelle quali sono vissuti i due pontefici prima di essere eletti al soglio di Pietro, sono diverse. Benedetto XVI sviluppa la sua personalità nell’ambiente tedesco, un ambiente da un punto di vista culturale che ha dato molto spazio alla filosofia. Non solo. È un ambiente che ha visto nascere e svilupparsi l’idealismo, che ha l’inclinazione a concepire una società organizzata rigidamente in modo gerarchico.

Questo mondo evidentemente lo ha influenzato, anche se la sua formazione culturale lo ha portato ad introdurre delle variazioni, che trovano nella religione cristiana i presupposti di tali modifiche.

Benedetto poi ha una spiccata vocazione per la riflessione teologica. Avverte in ultima analisi sempre la necessità di far prevalere il ragionamento, anche se in diverse circostanze si rende conto che la ragione non è in grado di spiegare sempre tutte le situazioni.

Papa Benedetto, sotto questo punto di vista dunque accetta e fa propria l’intuizione di Agostino, che dice ad esempio che la prova razionale dell’esistenza di Dio non è sufficiente per la conversione. Il punto di partenza del suo pensiero à sempre razionale. Del resto, leggendo le opere di papa Benedetto XVI si trova comunque la prova di questa sua vocazione razionale. Traccia molto precisa di questa sua visione, si ricava anche dai suoi impegni all’interno della Chiesa: ha sempre ricoperto infatti incarichi che gli hanno permesso grandi approfondimenti di carattere razionale e teologico.

È stato presente come esperto al Concilio Vaticano II e, dopo una breve parentesi di carattere pastorale come arcivescovo di Monaco, è stato chiamato da Giovanni Paolo II ad essere prefetto del dicastero della dottrina della fede, dove per lunghi anni ha profuso le sue specifiche competenze teologiche.

Il percorso personale di papa Francesco è ben diverso. Sviluppa la sua personalità nell’America Latina, continente che, da un punto di vista sociologico, è pieno di contraddizioni. Si passa da un punto di vista esistenziale, da una ricchezza smodata e senza limiti ad una povertà che non si riesce neppure a descrivere. Bergoglio tocca con mano la povertà, vede sovente i bambini con gli occhi sbarrati alla ricerca di un gesto di affetto e di un pezzo di pane. Tutte queste scene condizionano la sua vita.

Entra poi nell’ordine dei Gesuiti non da ragazzo, ma ormai giovane avviato alla maturità fisica e razionale, e non solo affronta studi che garantiscono un alto grado di cultura, ma viene chiamato sovente a sperimentare nel sociale i principi a lui trasmessi con l’insegnamento.

La sua esperienza sacerdotale poi gli fornisce una scala di valori che gli permettono un rapporto molto giusto ed efficace con la realtà dell’Argentina. Tutti questi contatti incidono sul suo carattere e generano in lui precise categorie da applicare nella valutazione delle scelte da operare nell’azione quotidiana e nell’impostazione delle linee di programmi a più vasto respiro.

I ragionamenti squisitamente filosofici per papa Bergoglio sono sì molto importanti, ma non trovano una collocazione prioritaria. Ritiene infatti che per l’ uomo del suo tempo, con molti problemi da risolvere,sia più urgente affrontare e gestire le questioni quotidiane, che molto spesso sono esistenziali.

In parole semplici Francesco riprende il vecchio, ma sempre valido adagio: “primum vivere, deinde philosophari ”Bergoglio in questi anni di ministero, prima di diventare papa, si forma una precisa convinzione la Chiesa deve far sentire la sua solidarietà operativa, il messaggio teologico, che ha pur sempre la sua importanza, viene dopo.

I due papi e le loro esperienze al vertice della Chiesa

Se quanto si è appena detto può essere considerato un indice degli spunti autobiografici dei due papi e quindi una traccia per ricostruire la loro personalità come uomini della Chiesa, chiamati a vivere la loro missione in realtà quotidiane diverse, una volta eletti al soglio di Pietro, portano nel nuovo incarico anche l’esperienza personale passata.

Innanzi tutto è opportuno indicare una linea operativa comune ad entrambi: la necessità di intervenire per liberare la Chiesa da una serie di scandali, che l’ha coinvolta. Sotto questo punto di vista sia Benedetto XVI sia Francesco hanno usato la stessa fermezza e la stessa trasparenza. Del resto la Chiesa ha anche bisogno di questo.

Il lungo pontificato di san Giovanni Paolo II e la sua santa vocazione ecumenica hanno spinto il Papa polacco ad occuparsi della dimensione universale del Cristianesimo e di conseguenza la gestione ordinaria, e quindi meno spirituale, è rimasta nelle mani di pochi personaggi, che spesso hanno tenuto comportamenti non certamente né corretti, né trasparenti.

Benedetto ha iniziato questa azione purificatrice quando era ancora cardinale con omelie di totale denuncia di questa situazione – si pensi ai suoi interventi negli ultimi mesi precedenti la morte di Giovanni Paolo II e alle sue prese di posizioni. Dopo essere diventato Vescovo di Roma.

Papa Francesco ha agito con altrettanta fermezza e continua a prendere posizione contro tutto ciò che rappresenta un vero scandalo per la Chiesa. È evidente che queste scelte rappresentano un mezzo efficace contro chi, magari personaggio potente all’interno della Chiesa, avverte di correre il rischio della sua emarginazione. Questi potenti – è bene non dimenticarlo mai – sono spesso gli artefici di comportamenti, che servono a mettere in evidenza contrasti che nella fattispecie sono proprio da loro gonfiati.

Comunque non solo questa scelta di pulizia però mette in evidenza il legame di continuità Se si guarda la società contemporanea si avverte che da un lato c’è l’esigenza di dottrina e dall’altro c’è necessità di vincoli di solidarietà a tutti i livelli, da quello tra le persone a quello internazionale.

Ebbene papa Benedetto ha enfatizzato le sottolineature dottrinali, dall’altro papa Francesco, partendo da suoi convincimenti culturali e da insegnamenti proposti da Benedetto XVI, cerca di creare quei rapporti di solidarietà, di cui il mondo ha veramente bisogno. Non contrasto dunque tra due visioni della società da realizzare, ma totale complementarietà in un’azione comune. Con buona pace dei saccenti personaggi della vita vaticana.

Prof. Franco Peretti
Cultore di storia della Chiesa

Franco Peretti

Professore ed esperto di diritto europeo

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