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Gli “assistenti vocali” stanno per conquistare il mondo dell’auto

Uno studio di Abi Research ci informa che entro il 2023 saranno più di venti milioni le automobili che avranno un assistente virtuale nell’abitacolo. Dopo aver conquistato gli smartphone ed essere entrati nelle case con gli smart speaker, gli assistenti vocali si preparano infatti ad invadere il mondo degli autoveicoli. Dopo il grande successo di Alexa di Amazon, l’assistant di Google e Siri di Apple, si potrà dialogare con queste figure virtuali anche alla guida. “Le Case automobilistiche hanno capito che un numero crescente di consumatori può vedere un valore nell’essere in grado di controllare in auto i propri dispositivi smart e nel poter sfruttare l’ecosistema virtuale mentre è al volante”, spiega uno dei ricercatori. Intanto Google ha stretto accordi con Volvo e Nissan-Renault, mentre Amazon ha annunciato una partnership con Audi. Al lavoro si è messo anche il gruppo francese composto da Peugeot, Citroën, Ds, Opel e Vauxhall, che già lo scorso anno ha siglato un accordo con Soundhound, start-up della Silicon Valley tra i maggiori attori nelle tecnologie di intelligenza artificiale e riconoscimento vocale del linguaggio naturale.

Di fatto, la strategia delle case automobilistiche sta cambiando. Inizialmente colossi come Mercedes, Audi e Bmw hanno cercato di sviluppare un proprio assistente virtuale. Per farlo si sono rivolti a Nuance, azienda americana che fornisce tecnologie di riconoscimento vocale e intelligenza artificiale. Negli ultimi tempi, tuttavia, sempre più spesso le aziende stanno optando per sistemi che consentono la convivenza del proprio assistente con quelli di Google, Amazon o entrambi. Una strada, questa, che dà modo all’automotive di soddisfare i desideri dei consumatori, ma senza rinunciare a far sentire anche la propria voce. Che le persone preferiscano avere un unico interlocutore virtuale, invece di dover ricordare comandi diversi in base all’oggetto con cui stanno parlando, lo dimostra un sondaggio condotto da J.D Power negli Stati Uniti. Il 76% degli intervistati vorrebbe avere in auto lo stesso assistente che ha a casa.

I motivi sono ovvi: l’utente sa già come funziona l’assistente, e soprattutto è l’assistente a conoscere già le preferenze dell’utente. Chiamare Alexa, o pronunciare “Ok Google”, risulta quindi più familiare ma anche più funzionale rispetto a “Hey Mercedes” o “Hey Bmw”. el. Google ha stretto accordi con Volvo e Nissan-Renault, mentre Amazon ha annunciato una partnership con Audi.

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Piero Abrate

Giornalista professionista dal 1990, in passato ha lavorato per quasi 20 anni nelle redazioni di Stampa Sera e La Stampa, dirigendo successivamente un mensile nazionale di auto e il quotidiano locale Torino Sera. È stato docente di giornalismo all’Università popolare di Torino.

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