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Hong Kong, arrestati 36 manifestanti tra loro un dodicenne

HONG KONG. La polizia di Hong Kong ha ammesso lo sparo di un colpo di pistola come avvertimento durante gli scontri di ieri con una parte dei manifestanti pro-democrazia “estremamente violenti”. Un episodio, secondo la ricostruzione data in una nota, dovuto all’evoluzione degli eventi che hanno anche registrato l’uso di lacrimogeni e, per la prima volta, dei cannoni d’acqua. Sono 15, alla fine del 12/mo weekend di fila di proteste, gli agenti feriti e soccorsi ieri in ospedale, mentre sono 36 gli arresti eseguiti, tra cui un quello di dodicenne. Gli scontri di domenica avvenuti a Tsuen Wan, distretto dei Nuovi Territori, sono stati tra i più violenti da quando a inizio giugno sono iniziate le proteste anti-governative. Solo verso mezzanotte la polizia di Hong Kong è riuscita a riprendere il controllo della zona.

Le immagini sui social media, raccolte durante le manifestazioni da media locali e attivisti, hanno mostrato momenti di grandissima tensione e violenza da entrambi i fronti. La polizia, nella nota, ha spiegato che un agente è caduto a terra “sotto una raffica di colpi” fino a “rischiare la sua vita”, mentre sei colleghi sono accorsi in suo aiuto sfoderando le pistole e puntandole verso dimostranti e giornalisti: uno di loro “ha esploso un colpo verso l’alto di avvertimento”. A Yeung Uk Road e Tai Ho Road, poi, sono apparsi i due mezzi con cannoni ad acqua, comprati di recente, dopo il lancio di mattoni, molotov, spranghe e pali di bambù verso gli agenti in tenuta antisommossa. I cannoni sono stati testati contro le barriere erette per bloccare le strade e il traffico. Mentre i Raptors, le unità d’elite della polizia, sono entrati in azione a Chung On Street per disperdere i dimostranti. Migliaia i manifestanti che, a dispetto della pioggia, hanno partecipato alla marcia autorizzata da Kwai Fong a Tsuen Wan: ad aprire il corteo un grande striscione a ricordare che “le 5 richieste importanti sono indispensabili”. Il riferimento è all’elenco che il movimento ha inviato alla leadership dell’ex colonia senza aver ricevuto risposte. Le 5 richieste sono: il ritiro formale della contestata legge sulle estradizioni in Cina (malgrado si stata definita morta dalla governatrice Carrie Lam), le dimissioni delle stessa Lam, il suffragio universale per votare governatore e parlamento locali, un’indagine indipendente sull’operato brutale della polizia, la cancellazione delle accuse a carico di quanti sono stati arrestati nelle proteste. Vicino al Tsuen Wan, punto di arrivo del corteo, alcuni dimostranti si sono staccati e hanno cominciato a costruire barriere nelle strade vicine dando il via agli scontri. 

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