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I maestri Mantegna e Bellini alla conquista di Berlino

Per la prima volta le opere dei due grandi artisti sono presentate in parallelo, dagli esordi alla morte, per coglierne influenze reciproche e ambiti specifici

BERLINO. Guardare le opere di maestri del Rinascimento del calibro di Bellini e Mantegna con una nuova prospettiva. E’ quanto si propone la mostra che s’inaugura oggi alla Gemaeldegalerie di Berlino e che mette a confronto i due due grandi artisti italiani. Ogni opera dell’uno è mostrata in coppia con un’opera dell’altro. Quasi un gioco di specchi che suggerisce un continuo confronto, pur nella differenza, tra i due artisti coevi e imparentati tra loro. L’allestimento tematico, chiaro ed essenziale, aiuta lo spettatore a seguire e ad apprezzare il confronto tra i due artisti. La mostra alla Gemaeldegalerie di Berlino rimarrà aperta fino al 30 giugno

Un dialogo artistico che era iniziato già in vita. Come nel caso della Presentazione di Gesù al tempio di Andrea Mantegna, esposto accanto alla stessa opera di Bellini. La tela di Mantegna si presume sia stata dipinta circa un anno dopo il suo matrimonio con la sorella di Giovanni Bellini, Nicolosia. Vent’anni dopo Bellini dipinge lo stesso soggetto, non solo ispirandosi alla copia del cognato, ma ritracciando il contorno delle figure centrali del dipinto di Mantegna, suggerisce la studiosa tedesca Barbett Hartwieg.

Lo stesso soggetto però getta luce su due mondi diversi, come si vede in modo lampante nel confronto delle due opere con lo stesso tema Cristo al monte degli ulivi. Drammatico il paesaggio di Mantegna, idilliaco e lirico quello di Bellini.

In esposizione si trovano oltre 100 opere tra dipinti e disegni con alcune novità di rilievo, come due disegni provenienti da collezioni private mai comparsi prima davanti al pubblico. Ma ci sono anche due coppie di dipinti originariamente esposti insieme e per la prima volta tornati alla loro originaria disposizione. Si tratta della tempera La Resurrezione di Cristo, una recentissima attribuzione a Mantegna, proveniente dal museo Carrara di Bergamo, che viene per la prima volta mostrata insieme al dipinto da cui fu probabilmente separata. E poi il dittico La continenza di Scipio, mostrato per la prima volta a specchio nella versione di Mantegna e in quella di Bellini.

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Piero Abrate

Giornalista professionista dal 1990, in passato ha lavorato per quasi 20 anni nelle redazioni di Stampa Sera e La Stampa, dirigendo successivamente un mensile nazionale di auto e il quotidiano locale Torino Sera. È stato docente di giornalismo all’Università popolare di Torino.

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